La nostra memoria storica è indispensabile, senza di essa siamo facili prede degli errori del passato. Sono passati 75 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, ma l’antisemitismo, così come il razzismo, rimane un problema ancora tristemente attuale. In occasione della Giornata della Memoria, mercoledì 29 gennaio il polo Zanotto ha ospitato l’incontro “L’eredità di Primo Levi”, organizzato dall’università in collaborazione con il Centro internazionale di studi “Primo Levi” di Torino e la Comunità ebraica di Verona.
L’evento si è aperto con i saluti istituzionali di Olivia Guaraldo, delegata del rettore alla Valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni culturali, Public engagement, che ha evidenziato l’importanza di Primo Levi nella formazione della nostra cultura.
A introdurre la conferenza Renato Camurri, docente di Storia contemporanea al dipartimento di Culture e civiltà dell’ateneo scaligero: “Viviamo tempi complessi. I fenomeni di antisemitismo e razzismo rappresentano una degenerazione della nostra convivenza civile: dobbiamo cambiare il nostro approccio alla memoria e il significato del rapporto tra memoria e storia. Dobbiamo lasciare da parte la spettacolarizzazione e il sentimentalismo legati alla memoria. Al centro della riflessione devono esserci i fatti storici”.
Ospiti dell’incontro Alberto Cavaglion e Paola Valabrega, studiosi del Centro internazionale di studi “Primo Levi” di Torino, che hanno ripercorso le traumatiche esperienze che hanno segnato la vita dello scrittore torinese attraverso i suoi testi.
“Il rischio che corrono le nuove generazioni è di vedere la propria memoria storica offuscata da altri problemi che sembrano essere più gravi e imminenti, come ad esempio la crisi climatica. Lo diceva già Primo Levi alla fine degli anni ’80: quella del ricordo che sbiadisce eroso dal tempo è una paura che c’è sempre stata” ha spiegato Valabrega. “L’orrore dell’Olocausto nazista può sembrare quasi un incubo lontano, che non ci appartiene, ma non è così. È fondamentale capire che l’eredità che ci è stata lasciata riguarda i fatti del passato tanto quanto il nostro futuro”.