Un itinerario lungo le logiche della violenza politica alla frontiera adriatica dalla fine dell’Ottocento fino all’esodo giuliano-dalmata nel secondo dopoguerra. Questa la riflessione proposta giovedì 13 febbraio al polo Zanotto da Raoul Pupo, docente di Storia contemporanea all’università di Trieste e tra i massimi conoscitori dell’esodo giuliano-dalmata e dei massacri delle foibe.
L’iniziativa di ateneo, inserita all’interno di un “calendario civile” di eventi pensato per ricordare la storia e mettere al servizio della città una ricerca storico-culturale in grado di arricchire il dibattito, è stata presentata da Olivia Guaraldo, delegata del rettore al Public engagement, e da Arnaldo Soldani, direttore del dipartimento di Culture e civiltà.
Ospite della conferenza Raoul Pupo, che ha precisato fin dalle prime battute il tema del suo intervento: una “camminata” dalla fine dell’Ottocento fino al momento della rottura e all’esodo nel secondo dopoguerra, esplorando continuità e discontinuità di contesto, dimensioni, soggetti storici e culture della violenza. “Le stragi delle foibe si collocano nella più ampia categoria interpretativa di ‘stragi iugoslave’ e nella storia delle aree del confine orientale, il cui passato è stato caratterizzato dall’uso della violenza a sfondo politico”, ha evidenziato.
A coordinare i lavori Renato Camurri, docente di Storia contemporanea in ateneo, che ha osservato come “incontri di questo genere vogliono far uscire la storia dai tabù e dai fini propagandistici per elevarla a materia di analisi alla quale approcciarsi con metodo scientifico”.