Uno dei settori più colpiti dalle restrizioni imposte dal coronavirus è senz’altro quello dei trasporti. Ne abbiamo parlato con Chiara Tincani, docente di Diritto della navigazione al dipartimento di Scienze giuridiche.
Quale crede saranno le ricadute più gravi nell’ambito dei trasporti?
Ci si deve riferire all’art. 28, primo comma, del decreto – legge n. 9 del 2020, che ha dichiarato risolti di diritto tutti i contratti di trasporto che si sarebbero dovuti eseguire nei periodi cosiddetti di quarantena, di permanenza domiciliare o di ricovero, disposti per i passeggeri, e quelli con partenza o con arrivo in tutta Italia e fino al 13 aprile. In modo contestuale, la norma ha offerto al vettore due opzioni, o restituire il corrispettivo, o emettere il cosiddetto “voucher”, per un importo pari al pagamento effettuato dal consumatore, con un credito da utilizzare entro un anno. Di fatto, il vettore preferisce eseguire una prestazione analoga a quella originaria in un momento posteriore, piuttosto che restituire il compenso, con il rischio di trovarsi in difficoltà dal punto di vista della liquidità. Quindi, almeno nel breve periodo, si dovrebbero contenere gli effetti negativi del blocco totale dei trasporti.
Ritiene che le dotazioni messe in campo nell’ambito dei trasporti dal decreto “Cura Italia” saranno sufficienti a fronteggiare la crisi innescata dalla diffusione del virus?
Allo stato attuale nessuno lo può dire, perché ciò dipende dalla durata dei provvedimenti interdittivi, che incidono sulla liquidità e sull’operatività dei vettori. I servizi pubblici sono in perdita, ma ora la sofferenza economica è enorme e tenderà ad aggravarsi se si protrarranno troppo a lungo gli effetti dei provvedimenti interdittivi. La stampa riferisce di ulteriori misure allo studio del Consiglio dei ministri e fra qualche giorno leggeremo e valuteremo il nuovo decreto legge.
Alitalia torna allo Stato: quanto sarà importante questa manovra per l’Italia?
Con l’articolo 79 del decreto legge 18 del 2020, si è prevista la nazionalizzazione della Spa Alitalia – Società aerea italiana e l’intento è garantire il trasporto aereo nazionale affidandolo a un vettore italiano. Quella citata rientra tra le misure di sostegno con le quali si tenta di contenere l’improvvisa contrazione dei trasporti. Nel caso di Alitalia la soluzione presenta un rischio, in quanto la società era in perdita da molti anni. La sua nazionalizzazione non può portare a un equilibrio economico nel medio periodo. Soprattutto, vi potrebbero essere tensioni con l’ordinamento comunitario, sebbene siano inevitabili interventi in tutti i Paesi, colpiti in modo pesante dal punto di vista economico. Per un verso, la citata nazionalizzazione è un rimedio estremo e, per altro verso, ci si può chiedere quali siano le sue vere motivazioni, se il disequilibrio patrimoniale di molti anni o l’ultima evoluzione di queste settimane. Sarebbe azzardato esprimere valutazioni sulle reazioni delle istituzioni comunitarie. Tra l’altro, risulta un notevole interesse dei mercati finanziari sul titolo della società, con un’aspettativa di novità sul fronte societario e della ristrutturazione aziendale.
Quali riforme dovranno essere messe in atto al termine dell’emergenza?
Si dovranno porre in essere tutte le strategie necessarie a garantire la salvaguardia dell’interesse pubblico. Allo stato attuale il settore più a rischio è quello turistico. In particolare, non esistono misure specifiche di sostegno per le attività di albergo e di ristorazione, se non quelle previste in generale per tutte le aziende, e ciò fa sì che, in prospettiva, si possano prevedere cessazioni di attività in misura notevole, nonostante si annunci un secondo decreto legge, esaminato in questi giorni dal Consiglio dei ministri. Il temuto dissesto dei pubblici esercizi e degli albergatori potrebbe avere un impatto grave sul mercato, sulla complessiva ospitalità e sul versante occupazionale. Soprattutto, non si comprende perché l’istituto del riconoscimento di un credito da esercitare nell’arco di un anno, concesso ai vettori e agli organizzatori di viaggio, non sia stato esteso agli albergatori, che, se avessero ottenuto dai clienti un’anticipazione, prima dell’efficacia delle misure interdittive, la avrebbero potuta trattenere e restituire in questa forma agevolata.