La quarantena ha costretto la nostra nazione e ognuno di noi a fermarsi e a ripartire da zero, riorganizzando la propria routine giorno per giorno. Il restare a casa ha portato anche chi non lo faceva da tempo ad avvicinarsi alla lettura, dimostrandosi un’occasione per scoprire passioni sconosciute o dimenticate, tornando alle origini.
Andrea Rodighiero, docente di Letteratura greca del dipartimento Culture e civiltà, pensa che questa potrebbe essere anche un’occasione per “ripartire dai Greci” e ci ha consigliato alcune letture classiche.
“Nonostante l’apparente blocco delle attività, siamo stati tutti chiamati ad affrontare queste settimane secondo i compiti e con gli strumenti che competono a ciascuno: dalla didattica, alla ricerca, agli aspetti amministrativi, dal servizio negli ospedali al coordinamento di strutture e centri che – magari ‘da remoto’ – non hanno smesso di funzionare.
Mi è capitato di frequente, nei giorni scorsi, di pensare una volta di più alla funzione diciamo pure curativa che i libri posseggono, al ruolo che svolgono nel percorso formativo dei nostri giovani, alla loro straordinaria capacità di formarci e di coinvolgere e direzionare le nostre menti sul piano emozionale, non solo per distrarci.
Questo tempo potrebbe fornire ad alcuni l’occasione di ‘ripartire dai Greci’, di riconsiderare da lettori un aspetto che non ci deve sfuggire: e cioè che da Omero alla tarda antichità, è la civiltà greca a fondare la nostra storia letteraria, ideologica e culturale, e a fornire all’Occidente europeo i generi canonici attraverso i quali la letteratura racconta e rappresenta il mondo: l’epica, la lirica, la filosofia e la storiografia, il teatro e il romanzo.
Possiamo iniziare proprio dall’origine, dai poemi omerici. L’Iliade di Omero che è un poema di guerra affascinante e feroce, ci potrà anzitutto fornire una chiave per meglio comprendere l’infinita serie di similitudini e metafore che abbiamo sentito usare (a volte a sproposito) in questi giorni: «siamo in guerra», «stiamo combattendo», «i nostri medici sono degli eroi» (e lo sono!), e così via. Il poema, però, non trasmette soltanto cupe scene di battaglia, ma ci racconta – specie nella figura di Ettore – di una fedeltà assoluta ai propri valori e alla propria gente, di dedizione e sacrificio, e di un eroismo per così dire ‘totale’. Molte sono le versioni disponibili: indico la più recente, edita da Mondadori nel 2018 a cura di F. Ferrari.
Avventurarsi con Ulisse/Odisseo, il protagonista dell’Odissea di Omero lungo le rotte del meraviglioso e del fantastico può sembrare un’occasione di fuga da una realtà circostante non semplice e troppo spesso, anzi, tragica. Ma in questo tempo di separazioni forzate possiamo anche guardare al poema che inaugura il ‘tema del viaggio’ nella letteratura occidentale come al racconto del tentativo strenuo di ricomporre un nucleo familiare disgregato; un figlio – Telemaco – che non ha praticamente mai conosciuto suo padre, una moglie, Penelope, rimasta fedele nel tempo e un uomo che vuole soltanto ritornare a casa dopo vent’anni di assenza. L’Odissea è un concentrato di avventure, ma svela anche questa complessa rete di relazioni, di amicizie e di affetti; al testo omerico si potrà accostare la lettura di un romanzo dei giorni nostri che fa rivivere, in parallelo, il rapporto fra un padre e un figlio (docente di Classics a New York): Un’odissea. Un padre, un figlio e un’epopea, di Daniel Mendelsohn (Einaudi 2019). Si legge proprio come un romanzo l’Odissea di Omero tradotta in prosa da M.G. Ciani (Marsilio 1994, più volte ristampata).
Il prossimo consiglio di lettura potrà suonare eccentrico, ma non lo è. L’antico ‘padre’ della medicina, il greco Ippocrate (V secolo a.C.), è considerato l’iniziatore di un considerevole corpus di scritti medici (non necessariamente ascrivibili a lui). Tra questi spicca un libriccino dal titolo significativo: Ippocrate, Arie acque luoghi (lo si potrà leggere nella bella traduzione di L. Bottin, per Marsilio, o in altre in commercio). Mai come in questi giorni torna come un refrain l’idea che il rapporto con il paesaggio circostante plasma la nostra vita quotidiana e il nostro benessere. Le pagine ippocratiche mirano proprio a questo: a esporre dettagliatamente l’influenza che l’ambiente naturale esercita sulla salute fisica e psichica dell’uomo, occupandosi di collocazione geografica e contesti residenziali, di clima, di salubrità dell’acqua e dell’aria.
Il necessario isolamento a cui siamo costretti in queste settimane può anche fornire l’occasione per scoprire quali ‘esercizi per l’anima’ praticavano gli antichi. In questo senso rimane esemplare la raccolta di Pensieri a se stesso dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio (II secolo d.C.), una sorta di ‘diario spirituale’ nel quale Marco si auto-esorta, secondo i precetti della filosofia stoica, a operare per il bene comune, tanto più necessariamente se si ricopre una posizione di comando: ma soltanto costruendosi una solida ‘cittadella interiore’ l’uomo riuscirà ad agire al meglio. Molte le traduzioni: una recente è quella di C. Cassanmagnago per Bompiani (2008).
A un prolifico scrittore, sempre del II secolo d.C., dobbiamo il rocambolesco racconto in prosa, in prima persona, di un itinerario fantastico. Partita come viaggio di esplorazione scientifica ai confini dell’Oceano (considerato nell’antichità il limite del mondo conosciuto), la divertente Storia vera di Luciano di Samosata (BUR, trad. di Q. Cataudella, o altre edizioni) conduce i suoi protagonisti attraverso mondi ignoti, nel ventre di un enorme pesce, fin sulla luna e i suoi abitanti… I lettori possono riconoscere qui alcuni temi narrativi che attraverseranno i secoli, tanto che si è parlato del ‘resoconto’ di Luciano come del primo romanzo di fantascienza. In tempi ad alto tasso di diffusione di rischiose ciarlatanerie e false notizie, nelle intenzioni stesse dell’autore le pagine della Storia vera mettono in guardia rispetto ai danni prodotti dalla credulità diffusa, e ci ricordano quanto sia importante distinguere in maniera oggettiva tra vero e falso”.