Era nota da precedenti studi la tendenza di bambini e adolescenti ad aumentare di peso durante i periodi di vacanza, una volta lasciata la routine quotidiana scandita dall’impegno scolastico. Cosa è accaduto con il lockdown e con quali ripercussioni per la salute dei teenager? A questa domanda ha cercato di rispondere il gruppo di ricerca della sezione di Pediatria del dipartimento di Scienze chirurgiche, odontostomatologiche e materno-infantili dell’ateneo di Verona, attraverso lo studio “Effects of COVID-19 Lockdown on Lifestyle Behaviors in Children with Obesity Living in Verona, Italy: A Longitudinal Study”, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica “Obesity”.
La ricerca, coordinata da Angelo Pietrobelli, docente di Pediatria generale e specialistica all’università di Verona, ha visto la collaborazione americana del Pennington Biomedical Research Center, del Department of Public Health Sciences della Clemson University, e della Graduate School of Education, Department of Counseling, School and Educational Psychology, University at Buffalo-State University of New York.
L’indagine – la prima ad indagare la salute di questa popolazione ai tempi del coronavirus – ha coinvolto un campione di 41 teenager di Verona per delineare gli effetti del lockdown nei comportamenti riguardanti lo stile di vita degli adolescenti con problemi di obesità.
“Attraverso un questionario è stato possibile rilevare informazioni sullo stile di vita, tra cui dieta, attività e comportamenti del sonno all’inizio della quarantena e a tre settimane di distanza, per verificarne le variazioni” spiega Pietrobelli.
“Escluso il tempo dedicato alle video-lezioni, dall’indagine è emerso come il tempo trascorso davanti allo schermo sia aumentato di circa 5 ore al giorno. Inoltre, il tempo riservato ad attività sportive è diminuito drasticamente di circa 5 ore alla settimana, e il numero di pasti consumati al giorno è aumentato di una unità” evidenzia Pietrobelli. “Il consumo di patatine fritte, carne rossa e bevande zuccherate è aumentato significativamente durante il lockdown. In particolare, per patatine e bevande zuccherate è addirittura raddoppiato”.
“Il prossimo passo nella ricerca sarà un’ulteriore indagine da effettuare quando i soggetti coinvolti torneranno ad andare a scuola e a riprendere i ritmi consueti” conclude Pietrobelli, “per verificare se i problemi rilevati persisteranno o se le abitudini pre-lockdown saranno ripristinate. In questo i genitori svolgono un ruolo fondamentale, quali modelli nello stile di vita per i loro figli”.