Negli ultimi anni, la differenza tra il numero di donne e di uomini presenti in ambiti accademici e lavorativi di tipo scientifico-tecnologico è stata analizzata sia a livello europeo che nazionale. Studi della comunità europea ( “She figures 2018” ) e iniziative della Crui (“Bilancio di genere negli atenei italiani”) ad essi ispirate evidenziano l’esistenza di una asimmetria maschi/femmine a favore dei maschi nella scelta di percorsi di studio nell’ambito delle discipline STEM (parallela ad una asimmetria a favore delle femmine nella scelta dei percorsi di studio nelle discipline che sono caratterizzate un più accentuato orientamento verso il sociale e verso la cura della persona) insieme ad una predominanza maschile nei ruoli apicali della carriera accademica in tutti gli ambiti disciplinari.
“Scienza e tecnologia al femminile”, incontro che rientra nel cartellone “Diffusioni: l’università incontra la città”, ha visto relatrici e relatori concentrarsi sulle cause di questo fenomeno. Il webinar ha visto gli interventi di Francesca Monti, docente di Fisica e Margherita Zorzi, docente di Informatica, entrambe del dipartimento di Informatica di ateneo, Paolo Errico e Vittoria Ferlin, rispettivamente amministratore delegato e responsabile delle operazioni di analisi dei dati di Maxfone, primo data provider europeo indipendente.
Il tema del genere nelle discipline Stem si riflette sia nelle scelte dei percorsi di studio sia nella progressione di carriera delle donne. Francesca Monti ha fornito i dati relativi al successo negli studi (che vede una parità uomini/donne in tutti i campi del sapere), alle percentuali di laureati e laureate nelle diverse aree disciplinari (che vede una predominanza maschile nelle aree dell’ingegneria industriale, della matematica, dell’informatica e della fisica, e una predominanza femminile nelle aree delle materie umanistiche, della pedagogia, della psicologia, della chimica e della biologia), e alla presenza di uomini e donne nel corso della carriera accademica (che vede una predominanza maschile nelle posizioni apicali a prescindere dalle aree disciplinari). La professoressa Monti ha sottolineato come alla base della diversità maschi/femmine nella scelta dei percorsi di studio e lavorativi vi siano fattori biologici legati alla struttura e alle connessioni degli emisferi destro e sinistro del cervello e come sia indispensabile creare le condizioni per favorire la libera espressione delle inclinazioni naturali di ciascuno senza repressioni e senza forzature. A questo riguardo la professoressa ha evidenziato che occorre tenere presente sia l’esistenza di fattori socio-culturali, che si manifestano anche nell’ambito dell’educazione familiare, sia il ruolo della scuola, fin dal livello della scuola dell’infanzia e primaria. Sebbene vi siano da qualche anno iniziative ministeriali di collaborazione tra università e scuola mirate anche a promuovere l’interesse delle donne per le materie STEM, si tratta di azioni rivolte agli ultimi anni della scuola superiore e come tali in una fase ormai avanzata della formazione individuale, per cui è difficile riuscire a incidere in profondità.
Secondo Margherita Zorzi, la formula per scavalcare il gender gap, un argomento complesso dalle radici socio-culturali antiche, è la “ricostruzione di una società civile che guardi a un abbattimento dei pregiudizi nell’ottica dell’intersezionalità e vada oltre la divisione binaria dei generi”. Il questo contesto, il corpo docente ha un ruolo cruciale: solo affinando il ruolo di cura e trovando nuove strategie educative si potrà lavorare non solo sui contenuti ma anche sulle predisposizioni delle singole persone. Il dipartimento di Informatica è attivo in questo campo con il progetto NERD e ha organizzato un congresso per la Giornata Internazionale 2020 delle donne e delle ragazze nella scienza (coordinato, oltre che da Margherita Zorzi, dalle docenti Gloria Menegaz e Claudia Daffara, con ospite Barbara Bernardini, autrice di Superquark). Le iniziative sono volte a dimostrare come le attività di tipo scientifico-tecnologico non siano una prerogativa maschile ma una questione di effettivo interesse e passione.
Paolo Errico ha sottolineato come solo una piccola percentuale di ragazze si reputi allo stesso livello dei coetanei e in grado di continuare il percorso nelle materie Stem. Questi problemi, come ha fatto notare Errico, partono dalle famiglie e continuano nel mondo dell’orientamento scolastico: le ragazze vengono spesso spinte a intraprendere percorsi ritenuti più femminili, almeno secondo gli stereotipi di genere, e spesso le loro attitudini non vengono incoraggiate. Maxfone cerca di incoraggiare l’impiego di più donne nei team di lavoro perché, come ha detto Vittoria Ferlin, “le aziende devono farsi promotrici e devono aprirsi alle capacità delle donne”.
Giulia Franco, tirocinante Univerona news