Da un anno a questa parte, a causa della pandemia, per lavorare, studiare e mantenere le relazioni siamo rimasti connessi attraverso l’ausilio di tecnologie, molto più tempo rispetto a quanto fossimo abituati in passato. L’utilizzo dei dati avrà una parte sempre più importante nella nostra vita quotidiana. Ma quali potrebbero essere le conseguenze? Questo il tema al centro del webinar che si è tenuto giovedì 8 aprile “Inquinamento digitale: l’energia dietro ai dati”, inserito negli incontri “Pillole di sostenibilità“. A dialogare sono stati Roberto Giacobazzi, direttore del dipartimento di Informatica di ateneo, Alessandro Romeo, docente di Fisica applicata, Matteo Nicolini, docente di Diritto pubblico e referente della Rete delle università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) Verona e Beatrice Branca, in rappresentanza delle Associazioni studentesche dell’università.
Durante gli anni si è assistito ad un cambiamento nella richiesta d’energia, e se a inizio anni Novanta si è registrato un aumento del consumo di fonti altamente inquinanti, oggi si cerca di educare a una sensibilità ambientale favorendo l’utilizzo di energie alternativa. Infatti, due degli obiettivi dell’Agenda 2020-2030 delle Nazioni Unite sono il raggiungimento di un’energia pulita e accessibile, consumo e produzione responsabile. Ma anche i dati producono un consumo di energia. “Sarebbe interessante”, riflette Giacobazzi, “una volta terminata la pandemia, osservare gli effetti ambientali che si sono verificati”, visto che stiamo consumato diversamente, producendo più dati perché vogliamo e dobbiamo essere connessi, ma allo stesso tempo abbiamo ridotto gli spostamenti.
Il video completo dell’incontro è disponibile sul canale YouTube di ateneo.