Si è parlato di linguaggio di genere, in particolare osservando come venga rappresentato nel mondo dell’informazione e della comunicazione, nell’ultimo appuntamento del mese di maggio di “Diffusioni: l’università incontra la città”, rassegna promossa dall’università di Verona. Un cartellone di eventi in modalità online, dove autrici e autori, studiose e studiosi forniscono a cittadine e cittadini utili chiavi di lettura per orientarsi in questo periodo fuori dall’ordinario.
“Linguaggio de-genere. La degenerazione di notizie e parole tra informazione e comunicazione” era il titolo del webinar di giovedì 27 maggio e proprio su questo tema l’ateneo ha pubblicato delle linee guida che si possono consultare al seguente link. Ad introdurre l’incontro è stata Alessandra Cordiano, presidente del Cug di ateneo e docente di Diritto privato dell’università di Verona. Dopo i saluti di Olivia Guaraldo, delegata del rettore al Public engagement, sono intervenute Silvia Garambois, presidente di Gi.U.Lia, Giornaliste unite libere autonome, Flavia Brevi, fondatrice di Hella Network, il network per la comunicazione inclusiva, e Stefania Iannizzotto, linguista e social media manager dell’Accademia della Crusca.
“Gi.U.Lia è nata dieci anni fa per la necessità di una riflessione sul modo in cui il giornalismo tratta temi che riguardano la violenza sulle donne e il linguaggio di genere”, ha spiegato Garambois. “Ci abbiamo messo mesi, ad esempio, a fare entrare nei giornali la parola ‘femminicidio’, nel 2012 è entrata negli articoli, l’anno dopo nelle leggi, e ora è una parola che racconta una cosa”, ha ricordato prima di presentare una carrellata di titoli di giornale relativi a fatti di cronaca raccontati con la tendenza a colpevolizzare le vittime o con l’uso di un linguaggio deontologicamente non corretto. L’ordine dei giornalisti si è, infatti, dotato nel 2017 di un’apposita carta deontologica, il “Manifesto di Venezia” per una corretta informazione contro la violenza sulle donne, redatto proprio con l’ausilio di Gi.U.Lia.
La rappresentazione della figura femminile nella pubblicità è stato il tema dell’intervento di Flavia Brevi: “La pubblicità è altamente pervasiva, per questo è importante che ci sia una deontologia pubblicitaria, che ancora non c’è. La pubblicità collabora alla costruzione della nostra quotidianità, attraverso la rappresentazione delle donne e degli uomini. Sicuramente rispetto al punto di partenza c’è stato un miglioramento, ma possiamo realmente parlare di evoluzione?”, si è chiesta Brevi nell’introdurre la sua relazione sulle campagne pubblicitarie, ancora piene di stereotipi e pregiudizi nei confronti della figura femminile.
Infine, Iannizzotto si è occupata del linguaggio di genere nel contesto amministrativo: “Nella lingua quotidiana ognuno è libero di scegliere come definirsi, ma da alcuni tempi il linguaggio di genere è entrato nelle modalità di scrittura del linguaggio amministrativo e c’è grande attenzione verso di esso. La lingua italiana ci consente l’utilizzo di nuovi termini”, ha spiegato Iannizzotto. “Corretto quindi l’uso di ministra, sindaca e altri nomi di professioni declinati al femminile. In molti casi, poi, il femminile esiste da tempo, come ad esempio direttrice, per cui è corretto che una donna che dirige un’orchestra, ad esempio, sia chiamata in questo modo, essendo un termine ben radicato nella lingua italiana”.
Il video integrale dell’evento si può vedere sul canale YouTube dell’ateneo.