Il bullismo femminile è estremamente presente nelle scuole di oggi, in particolare in questo periodo di pandemia, eppure la letteratura scientifica non dispone di dati sulla diffusione del fenomeno, né di descrizioni articolate così come mancano le ipotesi sulla sua genesi. Inoltre, il bullismo non manca, spesso, di caratterizzarsi come violenza di genere. Data l’urgenza della tematica, il dipartimento di Scienze umane dell’università di Verona ha ospitato, giovedì 3 giugno l’evento “Il bullismo femminile a scuola. Co – progettare con le studentesse azioni di contrasto”.
Il seminario, dedicato alla presentazione dei principali risultati dei focus group online con ragazze del biennio in alcune scuole secondarie di secondo grado di Verona, Genova, Milano, Perugia, Foggia e Palermo, prima fase della ricerca sul bullismo femminile, si è aperto con i saluti istituzionali di Maria Daniela Maellare, assessore ai Servizi sociali, turismo sociale, lavoro, istruzione, personale del comune di Verona e Roberta Spallone dell’Ufficio scolastico territoriale di Verona.
Successivamente, sono intervenuti Antonia De Vita (università di Verona) e Giuseppe Burgio (università Enna-Kore), responsabili scientifici della ricerca nazionale, e Francesco Vittori (università di Verona), coordinatore operativo delle unità di ricerca.
“Il bullismo femminile ha un tratto di invisibilità, si annida nelle pieghe delle relazioni, in una dimensione più segreta, intima e meno percepibile, ma non per questo fa meno male. Anzi, le storie che abbiamo ascoltato ci fanno pensare ad una situazione molto drammatica e spesso vissuta in solitudine”, ha spiegato De Vita. “Questa ricerca vuole avere anche un’utilità sociale, vorremmo costruire degli strumenti comuni che possano avviare dei processi che mettano al centro le azioni tra pari delle ragazze”. Vittori ha poi esposto alcuni dati riguardo all’area di Verona: “Abbiamo coinvolto 52 ragazze in dieci focus groups all’interno di cinque scuole. Successivamente abbiamo proposto un questionario online in queste scuole, ottenendo 450 risposte: sono estremamente felice del lavoro che abbiamo fatto grazie alla collaborazione di tutti”.
A proporre le prime considerazioni sui risultati dei focus group per l’università scaligerà, poi, sono stati Paola Dusi, docente di Pedagogia generale e sociale, Maria Gabriella Landuzzi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e Luca Ghirotto, assegnista ricercatore in Pedagogia speciale e Didattica per l’inclusione. Sono successivamente intervenuti alcuni docenti delle università di Foggia, Genova, Milano Bicocca, Enna Kore, Perugia.
Infine, si è tenuta la tavola rotonda che ha dato la parola direttamente agli studenti e alle studentesse coinvolti nei focus group. “Sono davvero felice di aver partecipato a questo incontro, perché ho capito che nella mia solitudine di quei giorni non ero effettivamente sola”, ha raccontato Aurora. “C’erano altre persone che stavano esattamente come stavo io, anche tra chi mi prendeva in giro e chi non faceva nulla. Aver potuto parlare di quello che ho subito mi ha fatta stare molto meglio, i problemi si possono affrontare solo quando si riesce a parlarne ad alta voce. Non puoi solo sorridere allo specchio e dire che andrà tutto bene, l’ho fatto per molto tempo e non è stato così. Il fatto che questo accada anche solo ad una persona è troppo: non deve semplicemente succedere”.
Il video integrale dell’incontro è disponibile sul canale YouTube di ateneo.