Imparare, studiare, apprendere nuove cose, in un contesto di serenità, questo quello che ci si aspetta da un corso di dottorato, secondo i dottorandi che hanno partecipato, giovedì 29 luglio, al webinar promosso dalla Scuola di dottorato dell’ateneo di Verona, dal titolo “Tutelare il benessere psicologico nel percorso di dottorato: sviluppo e valorizzazione delle strategie e attitudini personali che predispongono alla soddisfazione professionale e collaborazione etica“.
La giornata di formazione, con moderatrici Michela Rimondini, docente di Psicologia clinica, Mirella Ruggeri, direttrice della sezione di Psichiatria, Silvia Savazzi, docente di Psicologia generale, e Paola Cesari, docente di Analisi del movimento e controllo motorio, tutte afferenti al dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, ha registrato un’altissima partecipazione, con oltre 130 partecipanti, segno dell’interesse e dell’importanza del tema della tutela del benessere psicologico.
“L’obiettivo principale della nostra Scuola di dottorato è fornire ai giovani futuri ricercatori competenze, disciplinari e interdisciplinari, per la ricerca scientifica da spendere in modo innovativo, etico e responsabile presso università, centri di ricerca, istituzioni o aziende”, spiega Michela Rimondini. “Il buon esito della formazione dottorale si fonda, tuttavia, innegabilmente, anche su un percorso di maturazione extra-curriculare, in cui alle suddette competenze, si affianca lo sviluppo di abilità e strategie volte al fronteggiamento efficace delle numerose sfide imposte dallo specifico contesto di apprendimento”.
L’alta competitività del mondo accademico, gli elevati standard valutativi nell’ambito della ricerca scientifica e la difficile conciliazione tra vita privata e scadenze lavorative, sono solo alcuni dei fattori stressanti che uno studente di dottorato si trova ad affrontare nel suo percorso. L’apprendimento delle competenze relazionali, psicologiche e organizzative, necessarie per una corretta gestione delle suddette condizioni, sono generalmente delegate all’intraprendenza del singolo, alle sue attitudini di base e all’osservazione tra pari, e molto raramente sono valorizzate come elementi fondanti la professionalità del futuro ricercatore.
“Ciò può in alcuni casi portare a una riduzione del benessere lavorativo, a tensioni nella collaborazione tra pari o con i propri supervisori, alla riduzione della produttività del singolo o del gruppo di lavoro e nei peggiori casi, allo sviluppo di vere e proprie forme disagio psicologico, anche clinicamente significativo”, proseguono le organizzatrici. “L’obiettivo della giornata di formazione, attraverso un approccio esperienziale, era quello di sensibilizzare al ruolo del benessere lavorativo, favorire il processo di riconoscimento delle aspettative personali rispetto al percorso di dottorato e alle sfide in esso intrinseche, promuovere il processo di consapevolezza individuale rispetto alle proprie vulnerabilità e risorse psicologiche al fine di fronteggiare le suddette sfide e descrivere le principali strategie di fronteggiamento dello stress e fornire i principali rudimenti per il riconoscimento di un disagio emotivo e le indicazioni su come gestirlo”.
Senza dimenticare l’esigenza di promuovere la responsabilità individuale, ossia fare ricerca in modo trasparente, dalla raccolta dati alla stesura e pubblicazione del lavoro, promuovere la responsabilità relazionale, ossia rapportarsi con i pari e i propri supervisori tenendo conto delle peculiarità e dei limiti del proprio ruolo e quello degli altri, promuovere la responsabilità pubblica/istituzionale, ossia verso la comunità nella pubblicazione e diffusione dei risultati del proprio lavoro e, infine, sensibilizzare alla disparità di genere in ambito accademico, illustrando le diverse problematiche dal punto di vista delle studentesse, delle ricercatrici e delle docenti.
Photo credits: prof.ssa Michela Rimondini