Prende il via il 20 agosto, a Bosco Chiesanuova, Verona, la ventisettesima edizione del “Film Festival della Lessinia”, Ffdl rassegna cinematografica internazionale quest’anno dedicata alla vita, alla storia e alle tradizioni delle montagne del pianeta. Si rinnova anche la partnership con l’università di Verona che collabora, in particolare, alla realizzazione del ciclo di incontri con l’autore “Parole Alte” tra gli eventi collaterali della manifestazione.
Il Festival quest’anno sarà in presenza, al Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova, e on line su MyMovies, la più importante piattaforma italiana dello streaming, in una sala virtuale in cui seguire la programmazione da tutto il territorio nazionale. Il Ffdl guarda al futuro e si conferma essere un osservatorio del mondo e sul mondo, in particolare nel raccogliere le evoluzioni che avvengono nella società e nelle terre alte fino ad allargare lo sguardo ai cambiamenti che stanno interessando il pianeta, sottolineando l’urgenza della sua necessaria salvaguardia.
Parole Alte. Ecologia e ambiente sono anche i temi al centro del ciclo “Parole Alte” che vede tra gli ospiti Gianluca Solla, docente di Filosofia teoretica di ateneo protagonista dell’incontro “Natura e futuro. Un dialogo filosofico”. Mercoledì 25, alle 16.30, Solla dialogherà con Maria Russo dell’Università San Raffaele di Milano su come il cinema stia interpretando le paure e le speranze che proiettiamo nei confronti del futuro, inteso anzitutto come scenario possibile del nostro pianeta Terra. Il cinema, infatti, soprattutto nel contesto del genere della fantascienza e del disaster movie, racconta verosimili e immaginabili evoluzioni degli aspetti più critici della nostra contemporaneità, dalle diseguaglianze relative alla giustizia sociale al cambiamento climatico che rende sempre più urgente un ripensamento del nostro rapporto con la natura. Grazie al cinema, non solo d’autore, ci porremo la domanda: il nostro futuro sarà la realizzazione di un’utopia o di una distopia? I protagonisti dell’incontro saranno presentati dalla filosofa, già docente di ateneo, Adriana Cavarero.
“Sono molto contento di questo invito da parte del FFDL – spiega Solla – che ho accettato non solo a titolo personale, quanto soprattutto a nome del nuovo Centro di ricerca su filosofia e cinema, creato in collaborazione tra il nostro Ateneo e l’Università San Raffaele di Milano. Il tema dell’incontro sarà quello della Natura, che assume oggi una grande rilevanza. Infatti davanti alla crisi climatica penso che abbiamo bisogno di sperimentare inedite alleanze tra discipline differenti, scienze e forme artistiche, un’alleanza capace di aprire nuove prospettive di pensiero e di azione.”
Nel centenario dalla nascita il Festival dedica un ricordo al “sergente nella neve” con il libro più appassionato e sincero pubblicato per questa ricorrenza: Mario Rigoni Stern. Un ritratto (Laterza) di Giuseppe Mendicino. Il libro narra dell’ufficiale che guida i suoi uomini attraverso le steppe russe, dell’eterno esploratore dell’Altipiano dei Sette Comuni, del narratore che ha saputo restituire dignità letteraria alla vita degli umili e dei dimenticati dalla Storia. Alle parole si aggiungono fotografie e immagini scoperte negli archivi e mai prima d’ora pubblicate. Tra gli ospiti anche Matteo Righetto con la fiaba moderna I prati dopo di noi (Feltrinelli) sul mondo alla deriva, con il caldo che si fa sempre più torrido e la natura sconvolta nei suoi equilibri, con conseguenze sulle esistenze di uomini e animali. Riporta l’attenzione sulla natura e sui cambiamenti climatici che stanno trasformando il paesaggio e l’ambiente montano Giovanni Baccolo, che in Lessinia presenta Piccoli ghiacciai alpini (Cierre). Senza la rassegnazione di chi sa di essere spettatore impotente di una tragedia annunciata, ma con la determinazione di chi è consapevole che raccontare significa ricordare e ricordare significa resistere. E ancora Marco Albino Ferrari con un romanzo, Mia sconosciuta (Ponte alle Grazie), sulla madre: donna indipendente, ribelle e intensamente montanara, attratta dalle vette perché vi riconosce (e insegna al figlio a riconoscerla a sua volta) quell’autenticità che la vita bigotta e borghese non le voleva concedere.