Già nel 1922 erano iniziati i primi scavi, condotti da Tina Campanile, e, dopo quasi un secolo, la realtà ha superato le aspettative. Villa dei Mosaici, ritrovata nella località Cortesele a Negrar, si scopre, infatti, essere uno dei maggiori esempi di villa risalente alla tarda antichità in tutto il Nord Italia.
La scoperta della dimora ha avuto risonanza mondiale già nel 2020, quando vennero nuovamente alla luce sotto le vigne i mosaici già rinvenuti negli anni Venti del Novecento e di cui non si conosceva più la precisa localizzazione. Oggi, dopo mesi di scavi, la villa risulta avere una superficie di 3.500 metri quadrati e una complessa articolazione, con un settore residenziale mosaicato, un cortile centrale delimitato da un portico anch’esso pavimentato a mosaico e un vasto quartiere termale.
Tra le novità degli ultimi giorni ci sono alcune lettere incise, ritrovate su un blocco di pietra levigata, che potrebbero forse condurre all’individuazione dei proprietari del complesso: la gens Valeria, una delle famiglie più importanti dell’epoca a Verona, legata alla produzione e al commercio di vino.
Il cantiere di ricerca, diretto dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio (Abap) di Verona, Rovigo e Vicenza e in particolare da Gianni de Zuccato, grazie alla convenzione in atto con il dipartimento di Culture e Civiltà è diventato anche un cantiere di formazione e una grande opportunità per studentesse e studenti dell’università di Verona. Patrizia Basso, docente di Archeologia classica dell’ateneo scaligero e responsabile dell’accordo con la Soprintendenza, rivela che sono quasi trenta le universitarie e gli universitari che hanno lavorato nel sito archeologico, provenienti dal corso di Beni culturali di Verona e dalla laurea magistrale interateneo in Archeologia che Verona condivide con Ferrara, Modena e Trento, ma anche da altri atenei come quelli di Siena, Milano e Montpellier. Alcuni di questi studenti contribuiranno attivamente anche alla fase dello studio e della ricerca, attraverso una serie di tesi di laurea sempre condotte in collaborazione con la Soprintendenza che avranno come argomento strutture e materiali rinvenuti nel sito.
A breve, gli archeologi della Sovrintendenza e della Società archeologica (Sap), che ha offerto un contributo logistico fondamentale al cantiere, sotto la direzione scientifica del funzionario archeologo Gianni de Zuccato, inizieranno a scavare e setacciare la zona della villa ancora inesplorata, che si pensa possa estendersi per almeno altri 1.500 metri quadrati, con la speranza di trovare altre testimonianze della vita della villa e in particolare la sua parte agricola produttiva.
L’obiettivo per il prossimo futuro è di rendere il sito visitabile, tramite la creazione di un parco aperto al pubblico, cui tutti, studiosi, appassionati e residenti della zona Valpolicella, guardano con orgoglio ed entusiasmo, nella speranza che queste nuove scoperte portino a una valorizzazione anche a livello di turismo culturale di un territorio già famoso per le sue bellezze naturali e i suoi prodotti vinicoli.