“Ricorre quest’anno il ventennale della nascita dell’Accademia mondiale della poesia, fondata proprio a Verona il 23 giugno 2001. Viene celebrato sabato 16 ottobre con una Giornata mondiale della poesia. Va ricordato che all’assemblea costitutiva dell’Accademia hanno aderito oltre cinquanta importanti poeti, fra cui i premi Nobel per la letteratura Wole Soyinka, Seamus Heaney, Gao Xingjian e Derek Walcott e, tra i soci fondatori, vi sono Mario Luzi e Nadir M. Aziza.
Nella mattinata, alle 10, è prevista, nella sede comunale della Sala Arazzi di Palazzo Barbieri, la consegna del premio Catullo 2021 da parte del sindaco di Verona, Federico Sboarina, ai poeti Giovanni Dotoli per l’Italia e Hélène Dorion per l’estero. Nel pomeriggio, a partire dalle 16, nella Biblioteca Capitolare, si svolgerà, anche con il patrocinio dell’Università di Verona, una ricca iniziativa, che prevede un denso programma, intervallato da varie letture poetiche, che muove dall’omaggio ai fondatori dell’Accademia, e si articola poi con l’omaggio ai poeti italiani vincitori di premio Nobel per la letteratura (Giosue Carducci, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale), la presentazione del concorso di poesia aperto a giovani studenti italiani e frequentanti corsi di lingua italiana all’estero, un omaggio a Dante di prestigiosi poeti contemporanei italiani e stranieri, un balletto ispirato a momenti della Commedia dantesca.
Si celebra la poesia, insomma, con proposte suggestive, stimolanti e di alta qualità. Non è possibile ora entrare nel dettaglio di tutto il programma. Piace però sottolineare l’omaggio ai nostri tre poeti premi Nobel. Tutti noi sappiamo che ogni Nobel per la letteratura è accompagnato e seguito da infinite discussioni sull’opportunità di quella determinata assegnazione. Tuttavia, visti nella diacronia, infine i nomi dei premiati raccontano abbastanza bene l’evolversi e il mutarsi della sensibilità poetica letteraria e culturale dall’inizio del Novecento a oggi.
E ciò vale, naturalmente, anche per i nostri scrittori: ricordiamo che oltre ai poeti Carducci (nel 1906), Quasimodo (nel 1959), Montale (nel 1975), sono stati insigniti del premio letterario più famoso del mondo anche Grazia Deledda (nel 1926: unica donna, a tutt’oggi), Luigi Pirandello (nel 1934), Dario Fo (nel 1997) per la loro opera narrativa e teatrale.
Carducci, Quasimodo, Montale potrà non essere, nell’opinione diffusa, la terna dei tre migliori poeti italiani del Novecento, fatto salvo il valore sempre relativo di tal genere di classifiche ideali. Tuttavia, col distacco del tempo (115 anni dal primo Nobel e 46 dall’ultimo) credo sia possibile affermare che tutti e tre ben rappresentano importanti stagioni della nostra poesia, collegate tra loro dalla presenza forte della memoria classica. Quella a cavaliere del secolo del Carducci poeta e professore, originale sperimentatore metrico, quella degli altri due, quasi coetanei, che attraversa i decenni centrali del Novecento. In essi Quasimodo, pure importante traduttore dei lirici greci, si presenta come uno degli interpreti più ragguardevoli per intensità lirica del cosiddetto ermetismo, e Montale risulta eccezionale testimone di una poesia che costantemente riflette, con partecipato distacco, sulla condizione dell’uomo moderno, restando ancor oggi un punto di riferimento imprescindibile per molti poeti in attività. Sentire risuonare alcuni loro versi nella Biblioteca Capitolare, recitati dall’attore Alfonso De Filippis, consentirà a ciascuno di noi l’emozione di riascoltarne le voci”.
Fabio Danelon, docente di Letteratura italiana nel dipartimento di Culture e civiltà
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