Nel 2021, il Premio Sveriges Riksbank per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel è stato assegnato a tre economisti: per metà a David Card (Università della California, Berkeley), per il suo contributo alla comprensione di fenomeni che influenzano il mercato del lavoro, e, l’altra metà, a Joshua Angrist (MIT) e Guido Imbens (Università di Stanford) per i loro contributi metodologici all’analisi econometrica delle relazioni causali di grande rilevanza sia per l’influenza sulle politiche del lavoro e dell’istruzione sia sull’opinione pubblica. Per i curiosi delle genealogie intellettuali tra economisti, il supervisore accademico di Angrist è stato Card e Angrist è stato il supervisore della tesi di dottorato di Esther Duflo (Nobel 2019). Sia Card sia Angrist hanno avuto Orley Ashenfelter, un luminare dell’economia del lavoro dell’Università di Princeton, come supervisore del loro dottorato.
Molti dei più importanti quesiti nelle scienze economiche, oggetto dei contributi scientifici dei tre autori, riguardano relazioni di causa ed effetto. Per esempio, i flussi immigratori diminuiscono i livelli salariali e occupazionali del Paese di destinazione? L’accesso a prestiti agevolati per l’acquisto della prima casa, aiuta l’uscita dei giovani dalla famiglia d’origine? L’accesso a servizi universali per l’infanzia disponibili a prezzi relativamente bassi aumenta la partecipazione delle madri al mercato del lavoro? Frequentare la scuola dell’infanzia ha effetti positivi sui risultati scolastici dei nostri figli? E sui loro redditi futuri? Estendere di un anno l’istruzione obbligatoria aumenta il salario delle giovani generazioni?
L’esperimento di laboratorio controllato e replicato, in cui lo scienziato manipola direttamente le variabili di interesse, è considerato il metodo scientifico per eccellenza per analizzare le relazioni di causa-effetto. L’esperimento controllato è l’unico metodo impiegato nelle scienze fisiche di laboratorio e nella biologia molecolare. Senza dubbio, questo approccio è straordinariamente robusto nello stabilire relazioni di causa ed effetto. Purtroppo, gli esperimenti di tipo manipolativo sono spesso impraticabili in molti ambiti scientifici, tra cui le scienze economiche. È proprio per l’elevato coefficiente di difficoltà delle sfide affrontate dai tre economisti che il riconoscimento scientifico assume particolare valore. Senza dubbio si tratta di un investimento di ricerca molto rischioso che però sta contribuendo a dare grande credibilità alle evidenze degli studi economici.
Per capirne la complessità, ipotizziamo di implementare un esperimento di laboratorio di tipo manipolativo nelle scienze economiche, e, in particolare, nell’ambito dell’economia dell’istruzione. Pensiamo di essere interessati a conoscere la relazione di causa-effetto che esiste tra l’istruzione universitaria e il salario. Dovremmo essere in grado di selezionare in maniera casuale un gruppo sufficientemente grande di studenti e studentesse per poi seguirli fino alla conclusione degli studi universitari e misurarne i salari di entrata nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo, dovremmo scegliere in modo casuale un altro gruppo di studenti e studentesse con caratteristiche simili ma non disposti a investire nella loro istruzione terziaria e misurare il loro salario. Dal confronto del salario conseguito dai due gruppi di studenti nei due diversi scenari (università sì e università no) e selezionati casualmente dalla stessa popolazione si può ricavare l’effetto degli studi universitari sul salario. Purtroppo, in questo contesto l’esperimento controllato è di difficile implementazione.
Inoltre, nelle scienze economiche, a complicare ulteriormente l’analisi di causa ed effetto subentrano le caratteristiche cognitive e non-cognitive degli individui, in genere non osservate dal ricercatore, che possono influenzare sia il fatto di rientrare nel trattamento e/o il livello del trattamento ricevuto (andare all’università) sia i risultati raggiunti (il salario da lavoro). Per esempio, una studentessa con un’elevata abilità cognitiva molto probabilmente frequenterà l’università e molto probabilmente guadagnerà un salario da lavoro mediamente più elevato delle compagne che hanno interrotto gli studi alle scuole superiori. Il quesito a cui lo scienziato sociale intende rispondere è il seguente: questa studentessa riceve un salario più elevato grazie al conseguimento del diploma universitario oppure è solo frutto delle sue abilità innate, oppure è una qualche combinazione tra università e abilità innate? Distinguere gli effetti dell’istruzione dall’effetto delle abilità è fondamentale, ma difficile, per stabilire il legame di causa-effetto che esiste tra istruzione e salari, e tra abilità e salari.
Gli scienziati che sono stati insigniti del premio Nobel per le scienze economiche, David Card, Joshua Angrist e Guido Imbens, hanno dimostrato che è invece possibile rispondere a quesiti di causa-effetto anche nelle scienze economiche grazie all’approccio metodologico che propone l’uso degli esperimenti naturali, definiti anche metodi comparativi, come un metodo per stimare empiricamente i legami causa-effetto con dati osservazionali, cioè non ottenuti in laboratorio con un esperimento controllato.
Che lezioni possiamo apprendere dagli insegnamenti dei tre premi Nobel? Innanzitutto, capire i nessi causali e sistemici di un fenomeno economico, sociale o ambientale è fondamentale per disegnare politiche efficaci, cioè in grado di gestire le cause e di “pre-parare” il futuro piuttosto che essere altrimenti vincolate a gestire le conseguenze in un’ottica miope volta a “ri-parare” le situazioni in atto nel presente. La comprensione degli effetti causali, inoltre, è di per sé un insegnamento trasversale a tutte le discipline scientifiche.
Francesco Andreoli, Martina Menon, e Federico Perali, docenti del dipartimento di Scienze economiche