Prosegue con successo la nuova campagna di scavo avviata nel mese di settembre a Tarquinia, affidata al dipartimento di Culture e civiltà dell’università di Verona, sotto la guida di Attilio Mastrocinque, docente di Storia romana.
“L’interpretazione delle prospezioni geofisiche con il magnetometro è stata messa alla prova – afferma Mastrocinque – dopo aver proposto di riconoscere il Foro romano poco a Sud dell’Ara della Regina, il famoso tempio dal quale vengono i cavalli alati. La verifica è stata effettuata in un settore centrale, dove il Foro è venuto alla luce dopo centinaia di anni. Esso risulta essere stato privato di gran parte del suo basolato, ma la canaletta che raccoglieva l’acqua piovana dal portico ha provato che si tratta del Foro, del quale si sono trovate le fondamenta del duplice portico che lo circondava sui quattro lati”.
“Lo scavo è stato volto ad investigare le fasi precedenti il Foro – prosegue il docente – che dev’esser sorto in epoca augustea o tiberiana, laddove prima non c’era alcun Foro etrusco. Sono venute alla luce stanze con bei pavimenti, simili a quelli in malta “alla veneziana”, e resti di affreschi, databili ad epoca tardo-repubblicana. Un interessante scoperta è stata quella di un probabile piccolo luogo di culto per le divinità sotterranee all’interno della casa. Se i fondi lo permetteranno, l’anno venturo si andrà a fare un’altra verifica, riguardante la localizzazione di una fontana, identificata con le misurazioni del magnetismo”.
Una seconda area di scavo è stata quella della cosiddetta “domus del Mitreo”, nella quale è stata rinvenuta una statua in marmo del dio Mitra. Qui si sono messe in luce stanze e ambienti produttivi. Fra i reperti più interessanti si segnala una vite romana in ferro. Essa presenta un solco elicoidale perfettamente realizzato e capace di creare un ancoraggio migliore rispetto ai chiodi. Viti romane non erano finora note e questa scoperta rende Tarquinia, ancora una volta, un sito straordinario e unico per le sue peculiarità. Gli studenti e i dottorandi hanno imparato molto dallo scavo e anche dato un contributo alle ricerche, perfezionando anche le metodologie della geofisica e della fotogrammetria applicate all’archeologia.
Nell’ultimo giorno della campagna di scavo è avvenuta un’altra scoperta, quella di un frammento di iscrizione etrusca in marmo, probabilmente di carattere pubblico.