“Il sentimento anti-rom è estremamente radicato nella storia e ancora oggi persiste nei comportamenti delle persone, manifestandosi in modo naturale senza che nessuno si indigni”. Così Eva Rizzin, responsabile scientifica del Centro di Ricerche Etnografiche e di Antropologia applicata “Francesca Cappelletto”, è intervenuta al terzo appuntamento di commemorazione della Giornata della Memoria, aperto dai saluti di Olivia Guaraldo, delegata al Public engagement e dall’intervento di Stefania Pontrandolfo, docente di Antropologia all’università di Verona, e proseguito con gli interventi di Luca Bravi, Eva Rizzin e Roberto Bortone.
Ma perché sappiamo così poco sulla storia di rom e sinti? “Questo vuoto – ha spiegato Luca Bravi, docente all’università di Firenze – unito alla considerazione che tutt’oggi non ci sia una riflessione critica sul termine zingari, la dice lunga sul fatto che la rielaborazione necessaria per la memoria dopo un genocidio come quello avvenuto ad Auschwitz, per rom e sinti, sia partita molto tardi o sia addirittura assente. Ciò ha portato, nel secondo Dopoguerra, a politiche sociali elaborate su teorie simili a quelle elaborate nel periodo delle dittature, che invocavano l’inferiorità genetica di rom e sinti. Gli effetti sono stati presenti anche in Italia, dove le politiche inclusive proposte ebbero l’effetto contrario: le classi per soli “zingari”, esistite fino agli anni Ottanta nel nostro Paese, ne sono un esempio concreto”.
L’antiziganismo, come ha raccontato Rizzin attraverso la storia della sua famiglia d’origine, i Lehmann-Reinhardt, era un fenomeno già presente prima dei tragici eventi di Auschwitz. “Ciò portò alla costruzione, anche in Italia e proprio in quegli anni, di decine di campi di internamento per rom e sinti, sorti con la complicità del regime fascista e di numerosi accademici italiani. Questa tragedia, nel dopoguerra, è stata a lungo sottovalutata, eppure la narrazione sinti e rom è stata sempre presente, seppur poco valorizzata. La prima targa in ricordo delle violenze perpetrate nel campo di internamento di Agnone è stata apposta solamente nel 2013, a testimonianza del fatto che un vuoto storico sulle vicende di rom e sinti esiste, e va colmato”.
Per questo, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, Unar, promuove la conoscenza delle vicende e delle storie di rom e sinti con il libro “Attraversare Auschwitz. Sinti e rom: le voci del presente, le radici del passato”.
Gli interventi completi nel video qui sotto.