I biglietti aerei già comprati, la tesi pronta a essere discussa, una laurea magistrale a Verona, sognata e ormai a portata di mano. Tutti i progetti e i desideri di una ragazza di 23 anni pronti ad essere realizzati. Chissà a cosa stava pensando D. giovane ucraina, originaria di Zhytomyr e iscritta all’università di Verona, quella mattina di fine febbraio, quando sono iniziati i bombardamenti su Kyiv. Forse a cosa indossare per la discussione, magari a come avrebbe festeggiato la sua laurea, con tesi sul ruolo della traduzione italiana del romanzo “Delitto e Castigo” di Dostoevskij.
Il suo orizzonte, come quello di tutti gli Ucraini, è, invece, drasticamente cambiato e, nonostante da giorni ci fossero i segnali, nessuno si aspettava che la Russia avrebbe sul serio invaso il loro Paese. Ora le preoccupazioni sono molto più drammatiche: trovare il cibo, i medicinali, restare in vita.
L’università di Verona sta cercando di rimanere costantemente in contatto con la studentessa, nonostante le difficoltà, con la connessione internet che funziona a singhiozzo. Tutto sarebbe pronto per ospitarla nella speranza di farle raggiungere un Paese confinante e da lì prendere un volo per Verona, ma i tentativi di lasciare l’Ucraina sono stati bloccati, a causa dei numerosi check point, istituiti nei territori ucraini controllati ora dalla Russia.
“Cerchiamo di esserle vicini per quanto possibile”, spiega Arnaldo Soldani, direttore del dipartimento di Culture e civiltà, al quale afferisce il corso di laurea di D., “per non farla sentire sola né dimenticata. Ci auguriamo che aprano corridoi umanitari che le consentano di raggiungere l’Italia”.
“Sin dai tempi della scuola ho coltivato la passione per le lingue e le letterature straniere, tanto da essere destinata a viaggiare. Ho voluto studiare la lingua italiana all’università di Kyiv, dove mi sono innamorata definitivamente dell’Italia e della sua cultura. A questa passione devo l’Erasmus in Italia, dove ho vissuto per molto tempo come studentessa”, ha raccontato la giovane a Reti solidali, la rivista online del Csv, centro servizi per il volontariato, del Lazio, che ha raccolto la sua testimonianza con non poca difficoltà a causa dei forti rallentamenti nella rete internet.
“Questa prima esperienza è stata per me un incentivo a proseguire con gli studi in Europa. Ho studiato il tedesco da autodidatta per un anno e mi sono iscritta ad un indirizzo di laurea magistrale per ottenere il riconoscimento del doppio titolo italiano e tedesco, attraverso un programma che lega l’università di Verona e quella di Augsburg in Germania. Un’ora prima che l’esercito russo iniziasse il bombardamento aereo su Kyiv, ho comprato i biglietti per Verona, dove alla fine di marzo si sarebbe svolta la discussione finale della mia tesi di laurea magistrale. Ero molto orgogliosa della mia tesi su F. Dostoevskij – sul ruolo della traduzione italiana del romanzo “Delitto e Castigo” – e non vedevo l’ora di tornare nella mia amata Italia.
Non avrei mai pensato che io, i miei cari e il mio Paese avremmo dovuto capire cosa sia la vera guerra. Per i primi quattro giorni a Kherson come in molte altre città dell’Ucraina, ogni mattina al posto della sveglia abbiamo sentito le sirene e ogni ora abbiamo assistito con orrore al bombardamento di ogni angolo della nostra patria. Abbiamo dovuto imparare velocemente l’indirizzo dei rifugi più vicini, ad imbracciare le armi, ad individuare i posti più sicuri nei nostri appartamenti.
Non ci sentiamo più al sicuro. Kherson si è rivelata troppo interessante per gli occupanti a causa della sua posizione – è una via diretta dalla Crimea all’Ucraina. Così le truppe russe, dopo un lungo periodo di resistenza da parte del nostro esercito e dei nostri volontari, sono finalmente entrate nella città per salvarci, così come vuole farci credere la loro propaganda.
Gli scaffali nei nostri negozi si stanno lentamente svuotando ed è stato imposto un coprifuoco dalle 20 alle 06. In TV si può occasionalmente incontrare un canale televisivo ucraino che prende a mala pena, soverchiato dalla propaganda russa; le comunicazioni e internet sono sistematicamente bloccati o fortemente rallentati. In questi giorni assistiamo ad una massiccia diffusione della propaganda russa a mezzo TV: vengono trasmessi quasi esclusivamente canali in lingua russa. A tutti è chiaro il tentativo di istituire qui una nuova repubblica del Donbass. Ormai evitiamo di uscire per le strade, per paura di incorrere negli occupanti che uccidono, stuprano e saccheggiano.
Ho avuto molte opportunità di vivere in diverse parti di Paesi europei, e considero l’Italia la mia seconda casa. Oggi mi sembra di vivere un’odissea, anche se questa situazione mi ha aiutato a comprendere meglio quanto il nostro Paese ed il nostro popolo siano incredibili: abbiamo molto di cui essere orgogliosi. Noi, il popolo ucraino, siamo parte dell’Europa come gli italiani, i tedeschi, i francesi, i polacchi, ed ora più che mai abbiamo bisogno del vostro aiuto per riaffermare la nostra appartenenza alla grande comunità europea.
Oggi in Ucraina non combattiamo solo per la nostra patria. Stiamo difendendo i valori democratici, il mondo di opportunità, di interazione globale cui eravamo abituati. Confidiamo davvero in un futuro di pace.
A chi mi chiede se ho paura, rispondo fermamente di no; provo solo rabbia per questa aggressione ingiustificata e per il dolore che viene inflitto alla nostra popolazione. La mia speranza più grande è quella di poter volare a Verona fra tre settimane per discutere la tesi magistrale”.
Qui l’intervista completa, firmata da Elena Federici https://www.retisolidali.it/il-sogno-di-una-giovane-ucraina-spezzato-dalla-guerra/
Elisa Innocenti