“Nonostante le particolarità dell’evoluzione storica dell’Ucraina post-sovietica, questo giovane Stato ha saputo attraversare delle fasi di profonda trasformazione economica, sociale e culturale, anche grazie alla spinta data da una popolazione dagli ideali fortemente democratici ed europeisti”. È una delle cause della guerra, individuate da Simone Bellezza, docente di Storia contemporanea dell’Università Federico II di Napoli, durante la conferenza dedicata al conflitto in Ucraina.
Introdotto da Giovanni Bernardini, docente di Storia contemporanea d’ateneo, Bellezza, autore del saggio “Il destino dell’Ucraina. Il futuro dell’Europa” è intervenuto il 22 marzo al Polo Santa Marta in occasione dell’incontro “La crisi ucraina fra storia, diritto e politica” promosso dall’università di Verona. Insieme a lui, collegato online da Napoli, erano presenti Renato Camurri, direttore del Center for European Studies di ateneo, Annalisa Ciampi, docente di Diritto internazionale e ambassador di European network of Women Excellence (Enwe) e Olivia Guaraldo, docente di Filosofia politica e direttrice del Centro studi politici Hannah Arendt. Presente anche il direttore del dipartimento Culture e civiltà Arnaldo Soldani.
“Quando abbiamo deciso di proporre questo approfondimento – ha dichiarato Guaraldo – credevamo fosse necessario essere tempestivi, che il conflitto sarebbe rientrato dopo poco. A oggi, invece, è passato quasi un mese dall’invasione russa dell’Ucraina. Siamo qui, quindi, per fornire a studenti, studentesse e alla cittadinanza tutta l’occasione di capire cosa stia succedendo e quali siano le possibili ragioni di un atto di aggressione così immotivato”.
“Il quadro giuridico di questo evento – ha commentato Ciampi – sembra semplice: siamo di fronte ad uno Stato, la Russia, che vìola il divieto dell’uso della forza e la sovranità territoriale di un altro, l’Ucraina, occupandone il territorio. È però necessario tenere presente che, nonostante subentri la norma della legittima difesa, il sistema determinato dalle Nazioni Unite non decade mai. Infatti, quando un principio viene violato ma, contestualmente, si invoca anche una giustificazione – Putin adduce la difesa delle popolazioni minoritarie russe nel territorio ucraino – ciò non nega il principio, anzi, lo rafforza”.
“Pur in presenza di una tragedia della portata cui stiamo assistendo – ha aggiunto Camurri – credo sia necessario, come persone, usare al massimo le nostre capacità razionali evitando semplificazioni e ponendo al centro dei nostri ragionamenti la Storia. Oltre a questo, però, è anche doveroso esercitare un giudizio morale, non restando passivi, ma basandoci su principi fondamentali come libertà, dignità umana e giustizia”.
L’analisi della situazione è proseguita con Bellezza per il quale “l’Ucraina, che nasce formalmente nel 1991 all’interno di quei confini fissati alla caduta dell’Unione Sovietica, è un territorio che per sua conformazione include una popolazione molto eterogena. In presenza di molteplici lingue, culture e religioni Leonid Kravchuk, primo presidente eletto, concesse indistintamente la cittadinanza ucraina a tutti i suoi residenti. Questo fece la differenza e, con l’agglomerazione della popolazione russofona, l’Ucraina diventò una grande nazione civica”.
“Politicamente, nonostante la corruzione dilagante, sostenuta anche dalle forti influenze oligarchiche di stampo sovietico – ha continuato Bellezza – la democrazia stava seguendo il suo corso naturale: partiti diversi si alternavano al potere, su espressione della volontà popolare. Questo apparente equilibrio si spezzò, però, durante le proteste dell’Euromaidan quando, non per la prima volta, la popolazione ucraina scese in piazza all’indomani della decisione del governo di sospendere le trattative con l’Ue. Ancora una volta gli ucraini volevano essere ascoltati: volevano essere indipendenti e, soprattutto, volevano allontanarsi dalle influenze russe”.
“Furono probabilmente queste proteste, cominciate nel novembre 2013 – ha aggiunto lo storico – a far scattare il piano di Vladimir Putin. Spinto dalla paura di vedere la sua stessa nazione manifestare per i propri diritti, la libertà e la democrazia di stampo europeo, Putin reagì invadendo prima la Crimea e poi le regioni orientali dell’Ucraina, creando una guerra ibrida, mai dichiarata esplicitamente. Il regime democratico che la Russia voleva mettere sotto pressione, nato dalla “rivoluzione della dignità” di piazza Euromaidan, ad oggi rappresenta invece uno stato forte, che non si è fatto destabilizzare e, come è attualmente alle cronache, sta resistendo strenuamente agli attacchi di questa seconda offensiva russa”.
Video dell’evento.