La ricerca preistorica dell’università di Verona è balzata agli onori della cronaca grazie ad un accordo fatto con la Soprintendenza archeologica di Brescia e il Museo di Montichiari per lo studio di alcuni siti della pianura bresciana, i cui materiali sono stati raccolti con pazienza e passione dal Gruppo archeologico locale. Il sito più significativo era ubicato nel parco di Castello Bonoris: dal primo sopralluogo è risultata evidente sia la durata dell’insediamento (attivo per tutto il secondo millennio a.C.) sia la sua importanza, attestata dall’ingente numero di reperti, molti dei quali ricchi di decorazioni significative di ampi contatti con il mondo di allora. L’accordo prevede lo studio dei materiali grazie ad una serie di tesi di laurea, che illumineranno l’occupazione della pianura bresciana nelle età dei metalli.
Questo però non è l’unico progetto di ricerca che la preistoria dell’ateneo scaligero conduce con i musei: annualmente il Laboratorio di archeologia sperimentale, dedicato in particolare alle età dei metalli, organizza una giornata presso i musei del territorio; e presso il museo di Legnago è in corso lo studio di due insediamenti rurali delle fasi iniziali dell’età del ferro (IX-VIII sec. a.C.), Terranegra e Lovara di Villabartolomea. Oltre al notevole numero dei reperti, in questo caso gli scavi condotti hanno permesso di individuare i resti delle abitazioni: questo permetterà di ricostruire con grande accuratezza la vita quotidiana nella bassa veronese, sulla quale però abbiamo già qualche anticipazione ghiotta grazie al progetto Food & Wine in ancient Verona. Sono state infatti condotte analisi gascromatografiche su recipienti ceramici rinvenuti a Lovara che suggeriscono la produzione e l’uso di birra ricavata da miglio, un cereale molto presente nelle fasi finali del secondo millennio a.C. quando vi fu un significativo inaridimento del clima.
La ricostruzione delle trasformazioni indotte dall’uomo sull’ambiente nel tempo è la vocazione specifica della ricerca preistorica veronese, che si è aggiudicata un dottorato Pon dedicato alle tematiche ambientali viste attraverso lo studio della paleofauna e organizza dal 2019 un Laboratorio sui sistemi Informativi Geografici applicati all’archeologia. Lavoriamo da anni in ambito montano riconoscendo nelle alte quote un’area chiave per il popolamento umano non solo antico ma anche attuale. È in corso infatti un Joint Project con il Parco della Lessinia per indagini archeologiche nell’area dell’alta Val Fraselle: questo progetto completa le indagini già svolte alle alte quote nella Lessinia orientale, dove è percorribile oggi l’Archeovia di Monte Campetto, che in una serie di tappe illustra le tracce lasciate dalla vicenda umana degli ultimi 100.000 anni sulla dorsale tra Montefalcone e Cima Marana. Un altro progetto è ai blocchi di partenza: lo scavo di un importante castelliere a Monte Palazzo di S. Tomio (Malo), in una zona di confine nell’età dei metalli tra mondo retico montano e mondo venetico in pianura.
Stiamo acquisendo anche i reperti rinvenuti a Montebello (VI), dove esisteva un villaggio molto importante tra V e II sec. a.C.; insomma la preistoria a Verona ha molto lavoro da svolgere, e per tesi e stage per gli studenti che volessero dedicarsi a questi periodi così antichi e così attuali c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Mara Gioia Migliavacca, docente di Scienze dell’antichità nel dipartimento di Culture e civiltà