Nel pomeriggio di sabato 6 agosto, nella sua casa di Padova, è mancato Erasmo Leso, per due decenni professore ordinario di Storia della lingua italiana all’ateneo di Verona. Laureato a Padova con Gianfranco Folena, di cui è stato uno degli allievi più brillanti e originali, Leso ha concentrato fin dai primi anni i suoi interessi sulla storia del linguaggio politico moderno: un campo di ricerca di cui è stato sostanzialmente il fondatore in Italia, come gli viene unanimemente riconosciuto.
Tra i tanti contributi, si ricorda in modo particolare la monografia, eccezionale per impianto metodologico e per ampiezza degli orizzonti, dedicata a Lingua e rivoluzione. Ricerche sul vocabolario politico italiano del triennio rivoluzionario 1796 – 1799, nella quale Leso definisce il legame profondo tra la rivoluzione giacobina, francese e italiana, e la nascita del lessico politico
moderno, con la sua fraseologia, le sue metafore, le sue ragioni ideologiche, soprattutto con le sue linee di tendenza (ad esempio la dialettica tra “discorso persuasivo” e “discorso suggestivo”) destinate a perdurare per secoli, fino ad oggi. Partendo dal Settecento, suo secolo prediletto anche per ragioni di intrinseca consonanza intellettuale, Leso ha tracciato la storia del linguaggio politico, ma anche – per suo tramite – la storia della politica, nelle epoche successive: dal Risorgimento a Giolitti, dal Fascismo alla Repubblica, prima e seconda, con il rigore dello studioso che ha definito i tanti percorsi e le derive del linguaggio politico, ma anche con la passione di chi non ha mai nascosto la preferenza per un discorso improntato a precisione terminologica e chiarezza espositiva, insomma a una razionalità che è segno, in chi pratica, di onestà intellettuale e di rispetto per i cittadini.
All’università di Verona Leso era arrivato a metà degli anni Novanta, per occupare la prima cattedra di Storia della lingua italiana. E da quel momento per lui, veronese di origine, l’ateneo scaligero ha rappresentato il centro della vita accademica, sia nella didattica sia nell’istituzione, come direttore di istituto e di dipartimento, e come presidente del corso di laurea in Scienze della
Comunicazione, negli anni della sua fondazione e del suo primo, tumultuoso sviluppo. La morte di Erasmo Leso lascia un grande vuoto nei colleghi che l’hanno conosciuto e frequentato, nella facoltà di Lettere e poi nel dipartimento di Culture e Civiltà, che ne ha raccolto l’eredità dopo il pensionamento. Di lui ricorderemo l’intelligenza limpida, la curiosità intellettuale, ma anche la
capacità di guardare alla vita con ironia e di attraversarla con la leggerezza propria dei saggi. Sit
tibi terra levis.
Arnaldo Soldani, direttore del dipartimento di Culture e civiltà