Un incontro tra un maestro del cinema italiano e il sommo dei maestri chiude la ventottesima edizione del Film Festival della Lessinia e organizzato in collaborazione con l’ateneo. Alla rassegna cinematografica internazionale dedicata alle montagne del mondo, che si conclude domenica 28 agosto a Bosco Chiesanuova, il regista Pupi Avati corona il progetto, a lungo cercato, di raccontare Dante con un libro, L’alta fantasia (Solferino, 2021) e in un film, Dante (nelle sale dal 29 settembre 2022).
Duplice omaggio tra pagine e pellicola, tra storia e fantasia. Narrazioni dell’avventuroso viaggio del padre della lingua italiana, Giovanni Boccaccio, da Firenze a Ravenna. Accade trent’anni dopo la morte di Dante, per recare a suor Beatrice, figlia dell’Alighieri, dieci fiorini d’oro a risarcimento per l’ingiusto esilio subito dal padre. Durante il viaggio Boccaccio, che sta scrivendo il suo Trattatello in laude di Dante, fa rivivere alcuni momenti della vita del sommo poeta. Dante come presenza attuale e persistente oltre le celebrazioni; come paradigma che il regista racconta attraverso narrazioni filmate e inquadrature dal taglio poetico.
L’incontro (in programma alle 16 al Teatro Vittoria) è organizzato con la Scuola estiva internazionale di studi danteschi dell’Università degli Studi di Verona, nell’ambito del ciclo di presentazioni Parole Alte. Dialogano con Pupi Avati, il dantista dell’ateneo scaligero Paolo Pellegrini e Alessandro Anderloni, direttore artistico della rassegna cinematografica scaligera. A Verona, città che vanta una tradizione di studi danteschi e nella quale il sommo poeta fu esule. E in Lessinia dove, secondo l’antica leggenda, l’Alighieri visitò il Cóvolo di Camposilvano e il Ponte di Veja, lasciandosi ispirare per la stesura di alcuni canti della Divina Commedia.
Ravenna nel 1321: esiliato e misconosciuto, Dante Alighieri esala l’ultimo respiro. Nel convento delle clarisse di Santo Stefano degli Ulivi, l’albero di mele selvatiche che le suore chiamano “l’albero del Paradiso” smette misteriosamente di dare frutti. Trent’anni dopo Giovanni Boccaccio, studioso appassionato dell’opera dantesca, riceve un incarico singolare: andare in quel convento, dove risiede la figlia di Dante, divenuta monaca con il nome di suor Beatrice, e consegnarle un risarcimento in denaro per l’esilio ingiustamente subito da suo padre. Sarà un viaggio di riparazione e di scoperta, ma anche di fatica e pericoli, non ultima l’accoglienza non sempre entusiastica ricevuta dai conventi dove l’opera del Sommo è ancora vietata, in odore di eresia. E per Boccaccio sarà l’occasione di riandare ai momenti più importanti della vita dell’Alighieri, le sensibilità di bambino e l’incontro con Beatrice, la politica e i tradimenti, l’amarezza della cacciata da Firenze, il tormento e l’estasi della scrittura. Trovando conferma, lui, scrittore, di quanto il dolore promuova l’essere umano a
una più alta conoscenza.Pupi Avati ci consegna con il suo nuovo romanzo l’opera di tre vite: l’incontro inaspettato attraverso i secoli tra un regista e scrittore e due maestri della cultura italiana. Un racconto di avventure, uno sguardo partecipe e nuovo su Dante, la ricostruzione di un Medioevo vero, sporco, luminoso e umano: una prova d’artista intessuta di passione e di poesia.
Il film “Dante”esce nelle sale dal 29 settembre 2022 con 01 Distribution, è un film biografico diretto da Pupi Avati con Alessandro Sperduti (che interpreta Dante giovane) e Sergio Castellitto (nel ruolo di Giovanni Boccaccio). La première è stata lo scorso 21 giugno all’Auditorium della Conciliazione di Roma, alla presenza tra gli altri del presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella. È il settembre del 1350 e Boccaccio viene incaricato di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi. Nel lungo viaggio, oltre alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell’esilio ravennate, diede riparo e offrì accoglienza al sommo poeta e chi, al contrario, lo respinse e lo mise in fuga. Ripercorrendo da Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante, sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia. Le riprese si sono svolte tra Umbria, Marche, Toscana, Emilia Romagna e Roma. Molte scene del film sono state girate all’interno del Castello Baglioni nel comune di Graffignano, in provincia di Viterbo.
Dalle note di regia: “Attendi tanto. Diciotto anni prima che ti sia concesso di realizzare un film. Lo avevi nitido nel 2003 quando hai scritto la prima versione del soggetto. Nel frattempo hai fatto altro, molto altro, ma quell’impegno con Dante ti è rimasto dentro, tampellante, facendoti avvertire come una colpa il trascorrere del tempo. Poi, finalmente, incontri chi ti ascolta e non rimanda, chi apprezza l’idea e ti trovi “impreparato” a quell’assenso, a quell’accoglienza. Questo il mio stato d’animo di oggi, a poche ore dall’inizio delle riprese. Che si realizzi nell’Italia di oggi in cui le gerarchie di cosa e di chi conti è dettato da ben altro, un film sulla vita di Dante Alighieri, ha dell’inverosimile. Non oso ancora crederci”.