Gli infortuni sul lavoro rappresentano un fenomeno di grande rilevanza sociale e sanitaria, di cui è talora difficile stimare le reali dimensioni. Al di là dei numeri assoluti, sempre molto alti, a Verona come nel resto d’Italia, sarebbe importante avere una stima corretta dal punto di vista epidemiologico, una rappresentazione del fenomeno adeguata e linee di prevenzione e tutele a tutto campo.
Per affrontare queste tematiche e cercare di dare risposte concrete, l’ateneo ha ospitato il convegno “Prevenzione e gestione degli infortuni sul lavoro: la necessità di un cambio di passo e di un approccio multidisciplinare”, che si è tenuto venerdì 2 dicembre, nell’Aula Magna del Silos di Ponente del polo Santa Marta.
Il convegno è organizzato dalla Sezione Triveneta della Società Italiana di Medicina del lavoro, con la responsabilità scientifica di Stefano Porru, direttore della sezione di Medicina del Lavoro dell’Università di Verona e direttore dell’Uoc Medicina del Lavoro, e di Maria Luisa Scapellato, docente di Medicina del Lavoro dell’Università di Padova e presidente della Sezione Triveneta. L’incontro è stato aperto con i saluti del Magnifico Rettore dell’ateneo veronese, Pier Francesco Nocini. Sono intervenuti i principali rappresentanti di enti e istituzioni, che, sul territorio e a livello nazionale, si occupano di prevenzione e gestione degli infortuni sul lavoro, tra cui Bruno Giordano, direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro, rappresentanti dell’Inail, dello Spisal del Triveneto e dei patronati sindacali, Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona, docenti universitari e medici del lavoro.
“Non si può pensare di andare al lavoro sapendo di avere un certo rischio di infortuni, di invalidità permanenti, o addirittura di morire, e troppo spesso si interviene a posteriori, quando l’infortunio è già avvenuto e questo non è, ovviamente, accettabile” spiega Porru.
“I fattori di rischio e le cause degli infortuni sul lavoro sono davvero molteplici e, in generale, gli infortuni sono la risultante di un’interazione complessa tra aspetti strutturali, tecnici, organizzativi e procedurali e sanitari. Inoltre, il cosiddetto “fattore umano” gioca un ruolo rilevante. Ma esistono gli strumenti che possono mettere in evidenzia i rischi e, quindi, affrontarli e correggerli. Un aspetto da considerare è, a tale proposito, il limitato ricorso alla valutazione del rischio, da effettuare secondo i criteri tecnico-scientifici che la Medicina del lavoro ha a disposizione, ma che purtroppo poco vengono usati”.
Date la multicausalità e le molteplici conseguenze degli infortuni, le soluzioni sono diverse e in più direzioni. Le strategie di prevenzione e di monitoraggio assumono, infatti, una forte connotazione multidisciplinare, a partire dalle aziende, che siano pubbliche, private, piccole o grandi.
Il convegno intende affrontare la tematica orientando la prevenzione verso un significativo cambio di passo, che necessariamente richiede un confronto multidisciplinare, tecnico-scientifico, professionale, sindacale, datoriale e istituzionale sulle modalità di prevenzione e gestione degli infortuni. Si parlerà anche di modelli, casistiche, esperienze, innovativi approcci e buone pratiche per il conseguimento di obiettivi di qualità e con tutti i portatori di interesse, professionalità e competenze in campo. Concetti che rappresentano un forte richiamo per ogni persona e per una società civile e moderna, attenta a rispettare la dignità e i diritti del lavoratore. L’obiettivo è di offrire un contributo culturale e concreto alla prevenzione degli infortuni sul lavoro ed alla loro gestione, in particolare attraverso il ruolo della Medicina del Lavoro quale disciplina di riferimento e trainante, interfaccia ideale tra lavoratori, dirigenti, preposti, datori di lavoro ed istituzioni esterne, che sa assumersi ruoli e responsabilità concrete, in un contesto multidisciplinare.
“Certamente, le istituzioni pubbliche deputate debbono dare indirizzi di politica sanitaria e vigilare sulle norme, che esistono, così che vengano rispettate. Servono politiche più incisive di tutela della disabilità, ma bisogna avere anche più coraggio e iniziativa in tema di prevenzione”, prosegue Porru. “Per questo è necessario applicare i modelli e le buone prassi scientificamente e tecnicamente disponibili, attuare interventi mirati laddove esiste un rischio ben valutato di infortunio con particolare attenzione alle attività deputate al riconoscimento dei fattori determinanti e predittivi. E ancora, migliorare la sorveglianza sanitaria, verificare costantemente l’efficacia di ciò che si fa, in termini qualitativi e quantitativi, avere grande attenzione in azienda al reinserimento lavorativo dell’infortunato, spingere verso un maggiore ruolo delle attività di responsabilità sociale delle imprese, verso l’innovazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie e delle evidenze tecnico-scientifiche oggi disponibili. Fondamentale collaborare tutti nell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori”.