Ogni chirurgo – tra quelli veri che convivono con il sangue e la morte inevitabile, in agguato sotto i ferri – ha bisogno di una passione, di qualcosa che lo porti fuori dalla sala operatoria e gli faccia pensare a un’altra vita. Certo un chirurgo resta tale, non perde di vista la sua vocazione, le sue lotte, ma sente il bisogno di evadere dalle rigorose logiche dell’esistenza umana. Così fu per il mio babbo, così era certamente per il professor Bassi, che, non in un’altra vita, ma quasi a prosecuzione del suo impegno come medico, da sempre aveva coltivato (eccome!) la passione per la musica suonata, per il rock, il blues, il pop, e forse anche il jazz, se i puristi ce lo concedono. E da tempo con il suo Gruppo, che aveva assunto varie denominazioni (Bifo Blues Band, Bifo Band, Second Round, Sarabanda, Bifo Combo, Anime Salve) e ora si chiamava Bifocombo (https://bifocombo.it), aveva calcato in lungo e in largo i teatri e le piazze veronesi, si era allontanato da qui e si era fatto apprezzare in tutta Italia.
Ci eravamo visti recentemente, quando la malattia già lo aveva addentato, e anche se lui resisteva, si percepiva che la sua forte fibra era messa a dura prova. Lavoravamo insieme per cercare di realizzare qualche evento musicale in Ateneo per i nostri studenti, uniti da una commissione per la Popular Music che il Rettore aveva voluto istituire e che il prof. Bassi guidava con tanto entusiasmo, con il desiderio e la sincerità disinteressata di affermare il valore esistenziale della musica che egli amava, il potere «salvifico» e curativo che essa ha e che chi la ama conosce benissimo.
Il percorso musicale del Bifo – così era conosciuto in ambito musicale il chiar.mo prof. Claudio Bassi – parte dagli anni ’60 con le canzoni di protesta e con il Canzoniere Veneto, per approdare attraverso un mix di blues, rock, jazz e canzone d’autore alle esperienze recenti, all’ultimo album in uscita «Poco Ballabili Ballate», del quale è possibile qui ascoltare la esemplare bellissima e un po’ triste «Ballata delle rughe», con la sua voce poco accattivante, una chitarra a tratti struggente e parole di poesia, cura e salvezza dell’esistenza umana. Un lascito profetico, impressionante e indimenticabile.
Recentemente in occasione di un concerto in suo onore in occasione del 70° compleanno, Giampaolo Rizzetto, storico esperto della scena musicale veronese, aveva voluto legare la sua arte musicale alla «caparbietà, ai libri dei filosofi classici, dei biblisti cristiani e di poeti come Neruda, Garcia Lorca, Alda Merini, ai versi dei suoi amati cantautori (Ciampi, De Andrè, Fossati, Gaber ed Jannacci)». A chi scrive, piace associare la sua ultima produzione musicale al blues colto e profondo di certi musicisti blues alla Allen Toussaint, ma sono certo che lui se ne schernirebbe e mi sbeffeggerebbe. Tutta la musica è già scritta nell’aria, basta saperla ascoltare e catturarla – come ebbe occasione di dire Bob Dylan, in questo del tutto simile a una famosa frase di Gustav Mahler alla moglie Alma. Ora Claudio Bifo Bassi è tornato a quel mondo di armonia eterna in cui la buona musica non è interrotta dalle sirene delle autoambulanze e dai rumori delle sale operatorie. E non credo gli dispiaccia.
Sergio Noto, dipartimento di Scienze economiche