Camminare e correre sulla sabbia è impegnativo. Ma quanto è più faticoso e perché? Tra i diversi misteri della sabbia ce n’è uno svelato dalle ricercatrici e dai ricercatori di Scienze Motorie. Nella puntata del 3 agosto di Noos L’avventura della conoscenza, il nuovo programma di divulgazione scientifica, che raccoglie il testimone da SuperQuark, Alberto Angela ha raccontato la sabbia come “straordinario laboratorio di scienze”.
Durante la trasmissione, abbiamo avuto modo di scoprire quanto e perché camminare e correre sulla sabbia è faticoso. E questo grazie agli studi condotti da Paola Zamparo, professoressa ordinaria di Biomeccanica di Scienze motorie, e ai suoi collaboratori e collaboratrici.
Gli autori di Noos hanno girato una serie di riprese dapprima sulla spiaggia libera di Lazise e poi nei laboratori di Scienze motorie dell’università di Verona.
Sulla sabbia della spiaggia sono state fatte delle riprese ravvicinate di appoggio del piede al suolo, rielaborate attraverso programmi per l’analisi video. In laboratorio, invece, è stato utilizzato il metabolimetro: uno strumento che misura quanto ossigeno consuma una persona mentre cammina o corre.
“Camminare o correre sulla sabbia richiede, alla stessa velocità, un maggiore dispendio di energia rispetto a una superficie solida: circa il doppio per il cammino e circa una volta e mezza per la corsa. Il “circa” è dovuto a molte variabili, tra cui lo spessore dello strato sabbioso o il contenuto di acqua, che rende la sabbia più compatta. Mentre appoggiamo il piede al suolo la sabbia cede, si deforma e questo indica una perdita di energia meccanica che i muscoli devono recuperare per completare il ciclo del passo successivo: è per questo che il dispendio energetico aumenta. Inoltre, i muscoli lavorano di più anche a causa dell’irregolarità del terreno sabbioso”, spiega Zamparo.
Attraverso le riprese di appoggio, si è osservato che più il piede sprofonda maggiore è la quantità di energia spesa e più il tempo di contatto con il suolo aumenta. L’aumento del tempo di contatto corrisponde a una riduzione della forza di impatto al suolo e questo è il tipico meccanismo che si verifica quando, ad esempio, si usano delle imbottiture per attutire gli urti. Per questo l’allenamento sulla sabbia può essere efficace durante il recupero in seguito a lesioni dell’arto inferiore in quanto consente di lavorare ad intensità elevate con forze di impatto ridotte. Oltre al recupero, camminare sulla sabbia rafforza i muscoli che controllano le articolazioni degli arti inferiori e questo è importante per la prevenzione primaria degli infortuni.
A questo link, La sabbia: un mare di sorprese: