Una tavola rotonda per discutere di futuro con importanti ospiti da tutto il mondo: “Informatica: ieri, oggi e domani” è il panel scientifico tenutosi giovedì 26 ottobre in occasione dei festeggiamenti per i 30 anni della Laurea in Informatica all’università di Verona.
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Esperti, docenti ma anche ex studenti e attuali alunni del dipartimento di Informatica si sono riuniti nella sede di Ca’ Vignal (Strada le Grazie) per ripercorrere insieme le evoluzioni di questi tre decenni e confrontarsi sui grandi temi di attualità del mondo dell’innovazione. Sette le voci autorevoli guidate da Maurizio Melis, giornalista di Radio24 e divulgatore di scienza e tecnologia.
Presenti all’evento Diego Begalli, prorettore dell’’università di Verona, Alessandro Mazzucco, presidente Fondazione Cariverona, Filippo Manfredi, direttore generale Fondazione Cariverona, Marta Ugolini, assessora alla Cultura del Comune di Verona. In sala anche Ruggero Ferro, già preside della ex facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali all’avvio del corso di laurea in Informatica.
Ad aprire i lavori Gastone Garziera, testimone e fonte storica di uno dei più ambiziosi progetti informatici del secolo scorso, la Olivetti Programma 101 considerato il primo personal computer della storia: “Gli step evolutivi sono stati così tanti e continui da configurare una crescita esponenziale – ha sottolineato nel suo intervento – Sarà necessario monitorare lo sviluppo di nuove tecnologie per realizzare funzionalità prima impossibili: con una crescita in continua accelerazione ci stiamo avvicinando al futuro”.
L’informatica è una scienza che continua a cambiare, modificando anche sé stessa nell’approccio scientifico di studio e ricerca, come ha spiegato Roberto Giacobazzi, membro del prestigioso dipartimento di Computer Science all’università di Tucson, in Arizona. “Lo sviluppo delle tecnologie legate all’AI, in particolare i Large Language Models, rappresentano una enorme opportunità e un cambio di paradigma anche per l’informatica tradizionale legata allo sviluppo del software. La generazione automatica di programmi è, infatti, oggi una realtà. Questi sistemi generano tuttavia codice “quasi corretto”, e tutti sappiamo quanto poco abbia senso un programma “quasi corretto”, ovvero che contiene errori. Sarà compito degli informatici comprendere il codice generato dalla macchina, saperlo corregge e trasformare in modo che questo diventi effettivamente utile e funzionante. La programmazione sarà quindi sempre più una attività interattiva tra umano e macchina, dove la macchina e l’umano avranno entrambi un ruolo attivo e complementare”, ha dichiarato Giacobazzi.
“L’intelligenza artificiale (AI) è diventata un aspetto cruciale della nostra vita sia a livello sociale che professionale; il limite è solo la creatività umana: con il giusto controllo i benefici saranno di gran lunga maggiori dei pericoli”. Sono le parole di Vittorio Murino, docente di Informatica in ateneo, di concerto con Alessandro Farinelli, direttore del dipartimento che ha approfondito la relazione tra sistemi di intelligenza artificiale ed essere umano: “La comunità scientifica sta affrontando una nuova grande sfida, quella dell’Intelligenza Artificiale Cooperativa, ovvero una robotica intelligente che lavori insieme alle persone garantendo un’interazione sicura ed affidabile. Il nostro dipartimento sta accompagnando gli studenti in questa direzione”.
Dati, bias ed etica rimangono nodi centrali nel panorama informatico: “Gli algoritmi si basano sui dati ma questi possono contenere degli errori – ha spiegato Letizia Tanca, docente del dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria al Politecnico di Milano – Inoltre, la qualità deve essere accompagnata da considerazioni etiche e legali, aspetti importanti per la tutela dei diritti umani. Per questo, prima dell’applicazione degli algoritmi di IA sono indispensabili operazioni di pulizia”.
Tema attuale e di confronto grazie a Ernesto Damiani, docente all’università degli studi di Milano e presidente del Consorzio interuniversitario nazionale per Informatica (CINI), la cybersecurity e la privacy: “Negli ultimi dieci anni, abbiano assistito a una seconda trasformazione digitale basata sull’adozione generalizzata e pervasiva di modelli di Intelligenza Artificiale. La prima trasformazione digitale è consistita nel passaggio su internet di molte attività produttive e professionali, nel contesto della globalizzazione dell’economia mondiale. Questa seconda trasformazione avviene in un contesto frammentato e fortemente conflittuale, in cui gli utenti e i fornitori di tecnologia non si fidano più gli uni degli altri. La ricerca in sicurezza informatica, o meglio in cybersicurezza, di oggi è rivolta alla creazione di un contesto virtuale “no-trust” in cui entità cyber-fisiche autonome con obiettivi diversi possano collaborare in modo “robusto”, mantenendo sotto controllo attacchi e minacce. La creazione e protezione automatica della fiducia tra entità autonome e distribuite è la principale sfida da risolvere per garantire la cooperazione internazionale anche in tempi di conflitti”.
In chiusura Franco Fummi, docente del dipartimento di Ingegneria per la medicina di innovazione all’Univr, ha approfondito le prospettive di sviluppo della scienza: “Negli ultimi trent’anni le architetture di calcolo hanno avuto un ruolo centrale fatto di un attento equilibrio tra astrazione e applicazione; questo trend si manterrà con i computer quantistici?”.
Un incontro che celebra la longevità del dipartimento dell’ateneo scaligero e che diventa opportunità di crescita e di confronto tra diverse generazioni a cui hanno preso parte anche gli ex studenti che nel corso di questi 30 anni hanno conseguito la laurea avviando, partendo da Verona, la loro brillante carriera. Tra questi Michele Guarnieri, co-fondatore e CEO di hibot Corporation nonché vincitore del Robot Award del ministero dell’Economia giapponese (2010): “Ho avuto la fortuna di essere accettato da uno dei laboratori di robotica più famosi del mondo ma è partito tutto da Verona – ha raccontato -Avevo l’esigenza di approfondire i miei studi e volevo portare a casa un’esperienza nuova, all’estero. Sono convinto che anche in Italia ci siano tante possibilità per chi è meritevole ma lavorare in un altro Paese è un grande investimento personale”.
I festeggiamenti per i 30 anni del dipartimento di Informatica dell’Univr sono proseguiti con la festa degli studenti.