“Se domani sono io, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”. Questi, gli ultimi versi della poesia di Cristina Torre Cáceres, artista e attivista peruviana, diventati un grido di denuncia contro il femminicidio. In occasione del 25 novembre, la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Cug, Comitato unico di garanzia dell’università di Verona, e il Comune di Verona, il 23 e 24 novembre, hanno organizzato nelle aule dell’ateneo degli incontri per sensibilizzare sul tema.
Il primo appuntamento si è tenuto nel pomeriggio di giovedì 23 novembre con l’incontro “Stare in scia. Incontro con donne dall’Afghanistan”, seminario organizzato dall’ateneo, con il Centro interculturale Casa di Ramia, Comune di San Bonifacio e Circolo della Rosa.
A dare il via all’evento è stata Michela Nosè, presidente Cug dell’università di Verona, che dopo i saluti istituzionali di Federico Schena, delegato del rettore alla Didattica e Barbara Bissoli, vicesindaco di Verona, ha lasciato la parola a Laura Silvia Battaglia, giornalista professionista freelance e documentarista, che ha dialogato con Habiba Halimi, ciclista professionista, Zibunnisa Abulfazil, attivista diritti umani, Maryam Mehrzad calciatrice e Rahila Saya, giornalista. Quest’ultima, voce di una generazione di giovani donne costrette a dover lasciare il proprio Paese per sfuggire al governo talebano, ha affermato “dobbiamo continuare a lottare, perché questa non è solo la mia storia, è la storia di tutte le donne che ogni giorno combattono per la propria libertà”.
A seguire, una tavola rotonda composta da Olivia Guaraldo, delegata del Rettore al Public Engagement, Francesca Vitali, docente di Psicometria dell’università di Verona, Maria Livia Alga, antropologa di Casa di Ramia e docente in ateneo, Houda Boukal, presidente dell’associazione Nissa, Marilisa D’Amico, costituzionalista dell’Osservatorio violenza sulle donne dell’università di Milano e Karin Peschau, attivista di Casa di Ramia, per discutere sulla violenza di genere attraverso diverse prospettive e modalità.
“Una questione di cittadinanza: come rovesciare il racconto della violenza contro le donne” è, invece, il titolo del secondo incontro, tenutosi nell’aula Davide Caprioli, in cui Olivia Guaraldo e Fabrizia Giuliani, docente di Filosofa del linguaggio della Sapienza di Roma, in seguito ai saluti introduttivi di Michela Nosè e Barbara Bissoli, hanno affrontato il tema della violenza contro le donne dal punto di vista del linguaggio e dei sistemi simbolici.
“C’è un prima e un dopo la storia di Giulia Cecchettin”, ha dichiarato la docente Giuliani. “Non ci sono più alibi. Non ci sono periferie degradate, abusi di droga, malattie mentali, famiglie in pezzi. La violenza è una reazione alla libertà della donna e non si può più negare. Analizzando i dati Istat sui femminicidi”, ha continuato, “solo il 4,6% delle donne muore per mano degli sconosciuti. Un dato apparentemente sconvolgente, perché in contraddizione con l’immaginario comune che viene raccontato”.
“Durante questa settimana di eventi abbiamo cercato di affrontare la tematica attraverso seminari e spettacoli rivolti ad un pubblico vario”, ha spiegato Nosè. Giovedì sera, infatti, nell’aula T2 del Polo Zanotto, è andato in scena “Malamore”, un recital promosso da Odv, Gruppo Donne Galm, tratto dal libro di Serena Dandini e venerdì, al Teatro Alcione, “Il libro di tutte le cose”, uno spettacolo di Bam! Bam! Teatro.
Lucia Angela Liuzzi, tirocinante Univerona news