La biblioteca Frinzi è ben conosciuta dalla cittadinanza e dall’intera comunità accademica che la frequentano quotidianamente, ma pochi sanno da chi prenda il nome e quale sia la sua storia.
Mercoledì 13 dicembre, alla biblioteca centrale del polo Umanistico, Economico, Giuridico, si è tenuta l’inaugurazione della mostra “Arturo Frinzi. Chi era costui? curata dalla bibliotecaria Alessia Parolotto e con l’introduzione di Daniela Brunelli, direttrice del sistema bibliotecario di ateneo.
La mostra, a ingresso libero, aperta al pubblico fino al 30 marzo, ha l’obiettivo di far conoscere la figura dell’avvocato Arturo Frinzi (1875-1962) e le vicende che hanno condotto all’intitolazione a suo nome della più visitata delle biblioteche di ateneo.
La biblioteca è ospitata in una chiesa edificata nel 1596 all’interno di un complesso monastico dei monaci di San Francesco di Paola. In età napoleonica cadde in abbandono. Venne poi presa in carico dagli Austriaci che ne fecero una caserma, finché non diventò un panificio sussidiario della Santa Marta. All’indomani della Seconda guerra mondiale diventò centro di accoglienza per profughi giuliano-dalmati e nel 1987, dopo il restauro a cura degli architetti Calcagni e Cenna, accolse la biblioteca centrale dell’Università di Verona, così come la conosciamo oggi.
Frinzi, uomo lungimirante, al momento di abbandonare la presidenza della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno e del Credito fondiario delle Venezie, decise di destinare i soldi che i due istituti di credito gli avevano affidato in parte per la creazione di una biblioteca e in parte per l’acquisto di un calcolatore elettronico per la nascente Università di Verona. La biblioteca nacque già nel 1963 e venne intitolata a Frinzi che ne aveva favorito nascita e sviluppo.
“Un uomo che è stato rappresentativo per le tante iniziative positive che hanno fatto bene alla città e ai concittadini del passato. Un uomo profondamente laico in una stagione in cui il laicismo non era praticato; un uomo che è stato eticamente fedele alle sue idee. Un antifascista”, lo ha presentato così Daniela Brunelli.
“Arturo Frinzi. un uomo dell’Ottocento, a ottantasette anni decide di destinare i fondi per dar vita ad una biblioteca e per l’acquisto di un calcolatore elettronico che denotano la grande capacità di leggere il futuro e di credere nei giovani che è stata propria di quest’uomo”, ha aggiunto Alessia Parolotto. “Un uomo con una grande capacità professionale in campo giuridico ma anche economico, cui sottintendeva una profonda umanità e curiosità”.
A questo link l’approfondimento sulla figura di Frinzi esposto alla mostra