All’interno della società della conoscenza, è ormai consolidata l’idea che l’ateneo persegua una “Terza missione” oltre a quelle tradizionali di ricerca e didattica. L’università di Verona si impegna in molteplici attività per offrire il proprio contributo a sostegno dell’innovazione tecnologica, economica e sociale del territorio e del Paese.
Il gruppo di ricerca coordinato da Michela Rimondini del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, in sinergia con la delegata del Rettore per il Public engagement Olivia Guaraldo, ha disposto la strutturazione di iniziative declinate scientificamente per il perseguimento degli obiettivi che la Terza missione si pone.
Michela Rimondini racconta tutto del progetto alle lettrici e ai lettori di Univrmagazine
Professoressa Rimondini, quali sono le “fondamenta” da cui siete partiti?
Negli ultimi anni, le istituzioni accademiche hanno rivolto interesse e impegno crescenti nei confronti dell’attuazione e del consolidamento di attività di Terza missione, aprendo la strada alla necessità di rendere ripetibili e standardizzati i processi inerenti e favorirne lo sviluppo e l’implementazione.
La Terza missione assume per l’ambito universitario considerevole importanza in quanto riconosciuta a tutti gli effetti come una missione istituzionale dell’università, contestualmente alle attività di didattica e di ricerca, da parte dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, Anvur, nel sistema di Autovalutazione, valutazione periodica e accreditamento, Ava.
Gli obiettivi della Terza missione puntano ad offrire un contributo alla società attraverso la trasmissione e la condivisione di progresso tecnologico, di innovazioni e di conoscenze in particolar modo al settore industriale e pubblico, riscontrabili nella generazione, nell’utilizzo e nella applicazione della conoscenza e di altre capacità accademiche all’esterno dell’ambiente universitario.
In che cosa consiste, dunque, questo progetto?
In risposta all’emergente esigenza di strutturare in modo ripetibile gli eventi e le attività che afferiscono a questo ambito, il lavoro di ricerca da me coordinato, in cooperazione con la Governance di ateneo, ha ottenuto come esito di notevole rilevanza la definizione di una griglia standardizzata all’interno della quale è possibile trovare i metodi e le fasi essenziali per l’attuazione del Public Engagement, inteso come parte attiva della Terza missione e contestualizzato nell’offrire e ricevere conoscenze tra ricercatori/ricercatrici e cittadini e nella promozione di una interazione virtuosa tra questi volta a favorire la salute e il benessere in ottica biopsicosociale.
Più nello specifico, il nostro gruppo di ricerca ha circoscritto in termini scientifici quelli che sono i processi fondamentali: dalla pianificazione, alla implementazione, alla valutazione dell’impatto nell’immediato, medio e lungo termine.
Quanto è importante la standardizzazione di questo strumento?
La sua importanza è stata integralmente riconosciuta a livello di divulgazione scientifica in ambito internazionale: il lavoro per esteso è stato pubblicato nel 2022 su una rivista internazionale con il titolo A Practical Framework for Academics to Implement Public Engagement Interventions and Measure Their Impact.
Quanto asserito permette quindi di definire la profonda interdipendenza che sussiste tra l’attività di Public Engagement -e, più in generale, di Terza missione- e la ricerca scientifica, le quali all’interno di un continuo scambio dialogico favoriscono la crescita e l’implementazione reciproca e stimolano un’importante risonanza da parte della comunità scientifica nazionale e internazionale.
In conclusione, l’implementazione di metodi e processi standardizzati, condivisibili e ripetibili di realizzazione di programmi di Public Engagement, rappresenta una fondamentale possibilità di connessione tra ambienti interni ed esterni alle istituzioni accademiche, e favorisce lo sviluppo di un’università che possa essere ambiente di crescita e inclusione, e di una società coinvolta e attiva nel progresso scientifico. Da una parte, infatti, contributo dell’università è trasferire conoscenze e promuovere curiosità, alfabetizzazione scientifica, pensiero critico e fiducia nella scienza, dall’altra, la società si pone come promotore di nuove linee di ricerca, grazie al coniugarsi di differenti intuizioni, esperienze e conoscenze che in questo contesto possono diventare condivise, dando luogo a dinamiche di scambio e co-creazione.
Proprio per l’importanza di una sempre maggiore implementazione di una cultura scientifico-accademica dinamica ed inclusiva e in stretto contatto con la comunità scientifica internazionale, lo strumento creato grazie a questo lavoro è accessibile e disponibile per chi ne faccia richiesta mettendosi in contatto con Isolde Busch, all’indirizzo isoldemartina.busch@univr.it.
Sara Mauroner
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