Grazie al primo prototipo di robot di “FA&AF” raccogliere frutta non è mai stato così semplice. Si tratta di un nuovo robot sperimentale che, grazie a sensori ambientali, telecamere e al braccio robotico, è in grado di soddisfare le esigenze di un territorio, quello veronese, leader regionale nel settore agricolo e terzo in Italia per produzione di mele, pere e ciliegie. A questo si aggiunge anche un drone attrezzato per i trattamenti degli ulivi.
Il progetto vede come capofila la rete innovativa regionale Innosap, di cui fanno parte Confagricoltura Veneto e Verona, che aggrega aziende interessate allo sviluppo dell’agricoltura sostenibile e di precisione, con la partecipazione delle università di Verona e Padova.La presentazione si terrà durante Fieragricola nello stand di Confagricoltura Verona (Stand 3, padiglione 11).
A spiegarci tutto del progetto sono Riccardo Muradore del dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione dell’ateneo, Davide Quaglia del dipartimento di Informatica e Nicola Mori del dipartimento di Biotecnologie.
- Professor Muradore, può per favore spiegarci meglio in cosa consiste questo prototipo?
Il prototipo consiste di una base robotica su cingoli e di un braccio robotico antropomorfo che può essere usato per posizionare i sensori per il monitoraggio delle piante (e.g., maturazione dei frutti, stato di salute delle piante, presenza di parassiti) e per guidare gripper opportunamente progettati per la raccolta della frutta (e.g., fragole) o delle verdure (e.g., melanzane).
Il robot è dotato di un sistema di strumenti per la navigazione autonoma come radar, lidar, INS, Gps, telecamere stereoscopiche che gli permettono di ricostruire tridimensionalmente l’ambiente circostante e geolocalizzare le informazioni raccolte per una loro analisi attraverso i sistemi di supporto alle decisioni di ultima generazione. Due telecamere nel visibile, nel termico e multispettrali permettono di controllare il movimento del braccio in maniera autonoma o a distanza da un operatore usando un joystick. Il sistema si muove in semiautonomia ma si sta lavorando per renderlo completamente autonomo.
- Professor Quaglia, quali sono le nuove frontiere della ricerca nell’ambito della robotica per l’agricoltura?
A mio avviso, un fondamentale complemento ai robot agricoli sarà una nuova generazione dei sistemi di supporto alle decisioni che attualmente forniscono delle raccomandazioni agli agricoltori ma che in futuro potranno direttamente “programmare” le strategie agronomiche dei robot al fine di “chiudere l’anello di controllo”. Per fare questo serviranno servizi software in grado di comprendere quello che sta succedendo nel campo e determinare le migliori azioni di controllo tenendo conto delle inevitabili approssimazioni di un ambiente agricolo rispetto ad un ambiente industriale, prima fra tutte il fatto che un pezzo in lavorazione su una catena di montaggio sarà sempre più o meno lo stesso mentre le piante mutano continuamente adattandosi all’ambiente. Serviranno quindi nuove sinergie con l’informatica e le scienze cosiddette “omiche”.
- Professor Mori, in cosa consiste il progetto del drone per il trattamento degli ulivi?
Con questa zione abbiamo modificato ed attrezzato un Drone tipo DJI MATRICE 600 PRO per alloggiare un piccolo serbatoio con pompa elettrica e carrello in carbonio. Sia il Drone che l’apparato di distribuzione sono radiocomandati a distanza. Questo prototipo è destinato all’impiego di irrorazione di prodotti fitosanitari in colture caratterizzate da terreni di coltivazione con elevate pendenze od in prossimità di attività turistico-alberghiere e residenziali. Questa soluzione sperimentale permette di effettuare applicazioni localizzate e tempestive con notevole riduzione della quantità di insetticida impiegato e degli effetti collaterali negativi che la deriva potrebbe causare negli ambienti intensamente frequentati dall’uomo.
- Cosa significa, per voi, far parte di una rete come Innosap?
Essere parte della Rete Innovativa Regionale Innosap ci ha permesso di venire in contatto con gli agricoltori e i produttori di macchine agricole. Nel corso degli ultimi 3-4 anni abbiamo interagito quotidianamente con loro raccogliendo le loro esigenze e facendoci spiegare le peculiarità dell’ambiente agricolo. La conoscenza reciproca e la consapevolezza di dover lavorare insieme per la realizzazione di robot e di sistemi software efficaci è e sarà un valore aggiunto per consolidare questa collaborazione ed allargarla ad altri soggetti con i quali rete (e quindi l’Università di Verona) verrà in contatto. L’apertura del mondo universitario al mondo produttivo, in questo caso agricolo, è di primaria importanza in questo momento storico grazie alle possibili sinergie rese possibili dal Pnrr e dai finanziamenti regionali.
Sara Mauroner