A più di vent’anni dalla sua istituzione, la comunità scientifica si trova a riflettere sulla Giornata della Memoria. Gli studiosi concordano sul fatto che questa ricorrenza debba essere un momento di studio e approfondimento, per lavorare sull’uso di un lessico corretto e inserire questa commemorazione in una progettualità più ampia.
Per questo, in occasione del Giorno della Memoria, l’università di Verona ha organizzato due momenti di riflessione, per promuovere la conoscenza storico-critica della Shoah verso un ampio pubblico. Questi appuntamenti sono stati possibili grazie alla cooperazione con il Center for European Studies, il Centro studi politici Hannah Arendt, entrambi dell’ateneo scaligero, e il Comune di Verona.
A presentare questa collaborazione, lunedì 29 gennaio, nella Sala Farinati della Biblioteca civica, la delegata del rettore al Public engagement dell’ateneo veronese Olivia Guaraldo e Jacopo Buffolo, assessore alla Memoria storica e diritti umani del Comune di Verona.
“La resistenza ebraica durante la Shoah: mito o realtà?” è stato il tema al centro dell’incontro che ha visto protagonisti lo storico ed esperto di didattica della Shoah, Daniele Susini, e il ricercatore in Storia della società contemporanea dell’università di Torino, Cesare Panizza, insieme a Renato Camurri, docente dell’ateneo scaligero e mediatore in questo confronto.
Ciò che è emerso è l’importanza di una “nuova storia” della Resistenza ebraica, frutto di un cambio di prospettiva e dello studio di un arco temporale più ampio, che possa combattere lo stereotipo dell’ebreo passivo e non relegare la Resistenza solo a degli eventi sporadici.
Questo processo però deve iniziare con una formazione adeguata di giovani studentesse e studenti, come spiega Susini: “Con i progetti che promuovo nelle scuole, come ad esempio Storia per tutti, l’obiettivo è sia quello di portare una storiografia contemporanea che spesso, purtroppo, è assente sia creare un rapporto umano che possa garantire avvicinamento e confronto con la figura dello storico”.
Martedì 30 gennaio, invece, il direttore della fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano Gadi Luzzato Voghera ha discusso, in compagnia di Renato Camurri, sul tema ”Antisemitismo: un passato che non passa”. È emerso come, soprattutto negli ultimi mesi, l’antisemitismo stia diventando sempre più forte e comporti perciò un pericolo per la società italiana nella sua totalità.
Uno dei problemi in Italia è la mancanza di una conoscenza diretta della comunità ebraica e dell’avversione di cui è vittima ha spiegato Voghera. Ha poi aggiunto: “Il Giorno della Memoria ha avuto un ruolo significativo per questo paese formando più di una generazione, ma ha anche collaborato allo sviluppo dell’antisemitismo contemporaneo. Le simbologie che derivano da questa giornata, infatti, spesso portano ad una conoscenza generalizzata, che a sua volta comporta una distorsione della Shoah”.
La crescita dell’antisemitismo nella società occidentale degli ultimi decenni, però, ha anche condotto alla produzione di strategie a livello nazionale ed europeo in grado di contrastare questo fenomeno di odio con progetti e percorsi, prevenzione e protezione.
Proprio perché le scuole e le università devono essere il primo luogo in cui formare in modo corretto, mercoledì 31 gennaio l’ateneo scaligero ha ospitato la tavola rotonda “Memorie attive: la Shoah e gli altri stermini nazi-fascisti dimenticati” organizzata dal Liceo Fracastoro. Circa 700 studentesse e studenti sono stati protagonisti di questa giornata proprio perché sono, e devono essere, le memorie attive della nostra società. Infatti, il file rouge che ha unito tutti gli interventi delle relatrici e dei relatori dell’evento è il tema della memoria, non solo in relazione alla Shoah ma anche a tutte le altre minoranze vittime dello stesso destino degli ebrei.
“È un’occasione per ricordare quanto è successo ma anche per approfondire, grazie agli interventi degli ospiti, con informazioni più tecniche che possano portarci ad una riflessione più consapevole” commentano alcuni partecipanti. E aggiungono: “Il fatto che questo incontro sia il 31 gennaio è per noi un esempio di come non si possa e non si debba ricordare solo per un giorno, ma ogni giorno”.
Inoltre, nell’atrio del polo Zanotto, è stata esposta, fino al 2 febbraio, la mostra “Porrajmos, lo sterminio dimenticato dei romanì“, curata dal docente Matteo Vescovi.
Mara Bellini, tirocinante Univerona news
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