Una famiglia veronese di rilievo in ambito culturale, politico ed economico quella dei De’ Stefani, animata da figure importanti come Stefano, Vincenzo e Alberto: rispettivamente un archeologo, un pittore e un ministro.
La conferenza “Storia della famiglia De’ Stefani tra archeologia, arte e politica” tenutasi il 2 febbraio all’Accademia di Agricoltura, scienze e lettere è stata organizzata dalla famiglia De’ Stefani insieme agli studiosi Elena Casotto, docente di Storia dell’arte del dipartimento di Culture e civiltà, Giovanni Corcioni, dell’università di Torino, e Angelica Gabrielli, dottoranda di archeologia classica dell’università di Verona, in collaborazione con il dipartimento di Culture e civiltà dell’università degli studi Verona, l’Accademia di Agricoltura scienze e lettere, l’assessorato alla Cultura del Comune di Verona, l’Istituto veronese per la Storia della resistenza e dell’età contemporanea, l’archivio di stato di Verona e i musei civici di Verona.
Hanno preso parte alla conferenza Luciano Salzani, già Soprintendenza archeologica del Veneto con un intervento riguardo alla ricerca archeologica veronese alla fine del 18esimo secolo, Angelica Gabrielli, che ha analizzato la storia dei carteggi dell’archivio privato della famiglia De’ Stefani, soffermandosi sulla figura dell’archeologo Stefano, Renato Camurri, docente di Storia contemporanea del dipartimento di Culture e civiltà, che ha presentato la figura del ministro Alberto in riferimento alla crisi del Liberalismo italiano, ed Elena Casotto che ha parlato di Vincenzo De’ Stefani, pittore veronese che visse a Venezia. A questi si sono poi aggiunti gli interventi di Giovanni Corcioni, che ha analizzato i ruoli e i conflitti dello stesso durante il Ventennio e Sergio Marinelli, docente all’università Ca’ Foscari di Venezia, con un intervento in merito alla pittura veronese del tempo.
“Parlare oggi di Alberto De’ Stefani è un esercizio dal punto di vista storiografico particolarmente importante. Si tratta di riprendere questa figura, rivederla, reinterpretarla, a distanza di molto tempo nelle sue diverse sfaccettature”, ha affermato Renato Camurri. “De Stefani è stato primo ministro nel Governo Mussolini, ministro dell’Economia, e ha ricoperto altri ruoli importanti tra il 1922 e il 1925. Rimane un personaggio di riferimento all’interno del fascismo italiano, ed è una figura che credo vada rivista, riscoperta, ristudiata, non solo dal punto di vista della sua attività di economista, ma anche nella sua importanza politica all’interno del panorama del fascismo italiano”.
“Ci sono tre macro-tematiche che si possono analizzare da questo tipo di documenti”, ha sostenuto Angelica Gabrielli riferendosi all’archivio dei carteggi della famiglia. “La prima è il contesto scientifico-accademico in relazione alle istituzioni, ai ruoli e alla produzione scientifica del periodo, la seconda è la ricerca archeologica strettamente detta, e le metodologie di indagine applicate in questi ambiti, che chiaramente sono differenti da quelli attuali, e infine, la terza tematica fondamentale è quella relativa alla ricerca archeologica nel contesto veronese”.
Con l’occasione sono state anche inaugurate le esposizioni “Vincenzo e Alberto De’ Stefani pittori” e “Le carte dell’Archivio privato“, che resteranno aperte con ingresso libero dal 2 al 16 febbraio.
Viola Degl’Innocenti, tirocinante Univerona news