“Sistema immunitario ed epidemie: come cambia l’informazione medica e scientifica”, questo il tema al centro del seminario che si è tenuto il 14 febbraio in ateneo, promosso dall’Area comunicazione in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti.
A moderare l’incontro Tiziana Cavallo, responsabile dell’Area comunicazione.
Il primo ad intervenire è stato il ricercatore, medico clinico e giornalista scientifico, già autore per La Repubblica, Arnaldo D’Amico, che ha presentato il suo libro “La memoria del nemico. Perché ci sono voluti duemila anni per scoprire il sistema immunitario”. Partendo dai microbi che hanno conquistato la Terra tre miliardi di anni prima degli animali, D’Amico ha analizzato le tappe fondamentali che hanno portato alla scoperta del sistema immunitario, il cosiddetto “non ritorno che può essere attivato e controllato dall’uomo”, fino al 1901 quando viene conferito il primo premio Nobel all’Immunologia. Questo lavoro si prefigge non tanto di spiegare come funzioni la “memoria del nemico”, quanto piuttosto di raccontare come la sua scoperta, e la medicina in generale, si siano strettamente intrecciate agli aspetti sociali ed economici nel corso dei secoli.
A seguire, ha preso la parola Evelina Tacconelli, direttrice della sezione di Malattie infettive dell’ateneo scaligero. Dopo una riflessione sulle epidemie passate e future e sulla minaccia della resistenza agli antibiotici, il focus è stato il ruolo dell’informazione nella risposta a malattie infettive epidemiche o con potenziale pandemico. In Italia, infatti, dove la fiducia nella stampa sta vivendo un periodo di crisi, a cui si aggiunge il pericolo sempre più serio delle fake news, “è necessario sviluppare iniziative che diano sostegno alla crescita del giornalismo medico scientifico, poiché un giornalismo impreparato in questo campo è un tallone di Achille doloroso per la popolazione e fornisce una giustificazione involontaria alla mala Sanità”.
Il terzo intervento ha visto protagonista Massimo Ascani, responsabile della comunicazione di Gsk, azienda biofarmaceutica globale che si occupa della cura di diversi tipi di malattie. “La pandemia ha riportato alla ribalta il ruolo del sistema immunitario creando i presupposti per una nuova comunicazione interna ed esterna – ha spiegato Ascani – talvolta non ben accetta ma coerente con il progredire delle conoscenze e la necessità di un mondo industrializzato in progressivo invecchiamento”. Oltre che sull’importanza della comunicazione, si è concentrato anche sulla prevenzione negli adulti e sull’approccio alla protezione delle persone fragili, di cui spesso non si conosce a sufficienza.
Infine, Elisa Innocenti, giornalista e addetta stampa dell’Area comunicazione di Univr, ha portato l’attenzione sulla comunicazione di crisi e, in particolare, su come l’ateneo di Verona si sia mosso durante la pandemia da Covid-19. Dopo una breve introduzione sul concetto e sulle caratteristiche di una crisi, è seguita una guida su come si potrebbe agire in modo strategico sia per quanto riguarda la comunicazione interna sia per quanto riguarda quella esterna. A fungere da esempio sono state le strategie adottate dall’ateneo per comunicare sui diversi fronti. In ultima battuta è stata portata alla luce “l’altra faccia della medaglia: la crisi come opportunità”, per attuare cambiamenti e ideare nuove strategie.