“Nelle storie delle ragazze iraniane cominciate nell’autunno del 2022 ho riconosciuto la capacità di sopportare la sofferenza, di rischiare la vita, ma mai di perdere la speranza”. È così che Barbara Stefanelli, vicedirettrice del Corriere della Sera, definisce le giovani donne dell’Iran, intente a lottare per i propri diritti, per la propria libertà, per una vita che sia loro.
Dopo la morte di Mahsa Amini, a cui hanno fatto seguito diverse proteste antigovernative, nel novembre 2022 in Iran ha preso vita un movimento spontaneo e civile che chiede tutt’oggi il superamento del sistema teocratico della Repubblica Islamica.
In nome di questa lotta, che non è solo delle donne iraniane, ma di tutti noi, lunedì 19 febbraio si è tenuta in aula Caprioli del palazzo di Lettere, la conferenza “Donna, vita e libertà. Il dramma del popolo iraniano”, organizzata dall’università di Verona in collaborazione con il gruppo “Radici dei diritti” e con il Comune di Verona.
Dopo i saluti istituzionali da parte di Roberto Leone, coordinatore del gruppo “Radici dei diritti”, di Olivia Guaraldo, delegata del rettore al Public Engagement dell’ateneo scaligero, e di Jacopo Buffolo, assessore alla Memoria storica e diritti umani del Comune di Verona, Hana Namdari, giornalista ed attivista iraniana ha conversato con Erica Sagrillo, presidente di Amnesty International Verona in un dialogo dal titolo “L’impegno delle donne iraniane”. Sulla loro scia ha poi preso la parola Barbara Stefanelli, vicedirettrice del Corriere della Sera e autrice di “Love Harder”, in dialogo con Gian Antonio Stella, giornalista, scrittore ed editorialista del Corriere della Sera.
“È importante lasciare accesi i fari che ardono da un anno e mezzo, da quando portiamo avanti la nostra causa, perché le donne in Iran stanno ancora soffrendo e noi stiamo facendo di tutto per fare arrivare la loro voce”, ha detto Hana Namdari. “Purtroppo le donne iraniane si trovano sotto un regime che non concede loro nemmeno i diritti più elementari. Si dice che la questione è il velo, ma non è solo il velo, noi lottiamo per riottenere moltissime altre libertà. Il velo è un simbolo, è come un muro di Berlino, una volta che tiriamo giù il muro, quello è solo il primo passo che ci porta a compiere quelli successivi”.
“Amnesty International ha aperto tre appelli: uno per fermare le esecuzioni perché in Iran nell’ultimo anno sono state usate come strumento di repressione politica, un altro per fermare la criminalizzazione del lavoro dei difensori dei diritti umani”, ha spiegato Erica Sagrillo parlando a nome dell’Amnesty International di Verona. “L’ultimo rivolto al caso delle studentesse iraniane, poiché da novembre 2022 migliaia di loro sono state avvelenate. Abbiamo contato più di 100 scuole colpite, e alcune di loro sono anche morte. E il ministero della Salute dell’Iran ha taciuto o negato l’accaduto.”
“Custodisce dieci storie di ragazze e ragazzi iraniani che nell’autunno del 2022 si ribellarono contro il regime teocratico e sessista, in nome della propria libertà personale”, ha raccontato Barbara Stefanelli in merito al suo libro “Love Harder”. “È un libro che racconta le loro storie ma che vuole parlare anche a noi, e chiederci se saremmo pronte a combattere per la libertà. Da qui il titolo “Love Harder”, che significa “ama più forte”, con l’idea che ci sia una forma di amore attivo che è combattente”.
Viola Degl’Innocenti, tirocinante Univerona news