Quanto aiuta il verde a proteggerci da ambienti cittadini dannosi che ostacolano la salute urbana? Se n’è discusso il 14 marzo nella Sala Verde di Ca’ Vignal in occasione dell’incontro del ciclo “Pillole di sostenibilità promosso dalla commissione Rus dell’università di Verona.
Durante l’evento, coordinato da David Bolzanella, ricercatore del dipartimento di Biotecnologie, sono intervenute Silvia Pogliaghi, docente di Fisiologia del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, Flavia Guzzo, docente di Botanica generale del dipartimento di Biotecnologie, e Linda Avesani, docente di Genetica agraria del dipartimento di Biotecnologie, per illustrare il progetto èVRgreen per la forestazione di Verona.
“Negli ultimi duecento anni sono stati modificati fattori per la nostra salute e il nostro benessere, come lo stile di vita, l’economia, l’ambiente, il clima e la biodiversità”, ha esordito Pogliaghi. “L’ambiente costruito a discapito dell’ambiente naturale ci ha trasformato in pinguini nel deserto e ha aumentato le malattie non comunicabili quali fumo, alcool, dieta calorica, inattività, rumore e inquinamento dell’aria che causano morte, spese sanitarie e qualità della vita. Entro il 2050 è stimato che ci sarà il 75% della popolazione globale all’interno dell’ambiente urbano con una perdita di spazi verdi nelle città, il 60% di spazio dedicato alla circolazione del traffico e un aumento dell’inquinamento dell’aria e acustico.”
In che modo il verde aiuta a superare questi ostacoli? “Studi epidemiologici svolti in Belgio, Giappone, Regno unito e Cina hanno valutato la quantità di verde detto “greenness” all’interno di un’area selezionata e hanno calcolato quali miglioramenti producesse. Nei casi di malattie neurologiche e cardiovascolari la vicinanza in luoghi verdi corrispondeva ad una maggiore protezione dalla loro incubazione, sugli effetti verso lo stress psicologico grave si riduceva in presenza di piante. Il verde migliora il benessere, l’attività fisica e lo svago che contribuiscono alla rigenerazione mentale. Non conosciamo il meccanismo, il peso relativo della greenness e la relazione dose-risposta verso l’ambiente”, ha concluso Pogliaghi, “ma confidiamo sulla nascita di progetti interdisciplinari che ambiscano a fornire dati quantitativi basati su studi scientifici per informare le politiche di gestione e per sviluppare iterritori.”
A concludere l’incontro, Linda Avesani e Flavia Guzzo hanno presentato l’iniziativa èVRgreen. “Il progetto eVRgreen è nato nel febbraio 2024, è finanziato da Cariverona con la partecipazione del Comune di Verona ed ha come obiettivo avere un quadro generale sul livello di indicatori di copertura verde della città, valutazione delle isole di calore, misurazione delle polveri sottili tramite un sistema capillare e controllo dello stato della biodiversità”, hanno spiegato le docenti. “La nostra ambizione è di capire come questi parametri vengano modificati dalla forestazione urbana e trasmettere la conoscenza di come adottare queste strategie in aree che beneficerebbero di questi interventi”.