Una prova sul campo, in questo caso le sale espositive di un museo; un progetto scientifico avviato a Verona che può contribuire a dare evidenze sugli effetti positivi dell’esperienza artistica e delle attività culturali per la salute mentale degli individui e della popolazione, e indicare il ruolo che i musei possono assumere nella prevenzione e nella cura in questi ambiti.
Il benessere psicologico è definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, Oms, come parte integrante e imprescindibile della salute individuale, con un’attenzione particolare non solo al trattamento delle malattie, ma anche alla promozione della salute e alla prevenzione delle stesse.
In questi anni si è assistito in Italia e nel mondo ad un aumentato consumo di ansiolitici e antidepressivi. La stessa Oms segnala come il primo anno della pandemia da Covid 19 abbia prodotto a livello globale un aumento di più del 25% dei disturbi depressivi e ansiosi, soprattutto tra giovanissimi e fasce di popolazione più fragili.
L’uso di psicofarmaci nel 2022 in Italia ha riguardato otto milioni e mezzo di persone tra i 18 e gli 84 anni, soprattutto donne. Ansia, stress, basso tono dell’umore, disturbi del sonno e in generale sono tutte condizioni che sono andate aumentando, portando a un peggioramento della qualità della vita e all’isolamento sociale.
In questo contesto, un numero crescente di ricerche suggerisce ormai che le attività artistiche e culturali possano essere importanti per promuovere la salute mentale e il benessere della popolazione, a livello sia individuale che collettivo.
Alla luce di queste evidenze, nasce il progetto Minerva grazie alla collaborazione tra Palazzo Maffei Casa Museo, nato a Verona dalla collezione privata della Fondazione Carlon con oltre 650 opere, e il Centro Oms per la ricerca in Salute Mentale dell’Università di Verona.
Il progetto, grazie alla collaborazione tra medici specialisti, operatori culturali e storici dell’arte, ha l’obiettivo di creare un percorso culturale all’interno di una realtà museale, e di valutare l’impatto che può avere l’esperienza artistica, in particolare l’esperienza museale, per migliorare il benessere psicologico, la sintomatologia ansioso depressiva e il funzionamento generale.
Il progetto Minerva – che prenderà il via in una fase pilota il prossimo 27 maggio per essere poi riproposto in forma continuativa – prevede quindi un percorso culturale strutturato in 3 visite guidate, a cadenza settimanale, ciascuno di durata inferiore all’ora durante i quali i partecipanti saranno guidati da uno storico dell’arte interno al museo alla fruizione artistica dei capolavori esposti. Ogni intervento si distinguerà dal precedente per le tematiche in esame, focalizzando l’attenzione e la curiosità dei partecipanti sulle variegate sfaccettature che compongono la collezione.
Responsabili del progetto sono Michela Nosè, docente di Psichiatria e presidente del Comitato unico di garanzia dell’Università di Verona, Corrado Barbui, docente di Psichiatria e direttore del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento, e Vanessa Carlon, direttrice di Palazzo Maffei Casa Museo e vicepresidente della Fondazione Carlon, Verona.
L’obiettivo di ogni visita converge nel raccontare la doppia anima del percorso espositivo attraverso il dialogo tra antico e moderno, la cura collezionistico-allestitiva, l’impianto museografico e la varietà di punti di vista con cui decifrare una stessa opera, e sarà così strutturato:
- Primo incontro: antico e moderno: un dialogo continuo
- Secondo incontro: scienza nascosta nell’arte
- Terzo incontro: arte e benessere psicologico: una connessione con le opere
“La collaborazione con Palazzo Maffei Casa Museo da parte del Centro Oms dell’università di Verona è per noi particolarmente importante – spiega Michela Nosè – perché risponde al bisogno di promuovere nuovi percorsi di promozione del benessere psicologico, e valutarne l’efficacia. Il progetto Minerva ha l’obiettivo di offrire alla cittadinanza un percorso museale, con una valutazione del benessere psicologico prima e dopo il percorso, proprio per capire come, in che ambiti e su che sintomi può esserci un impatto e quali possono essere i fattori associati alla sua implementazione ed efficacia, per poi creare le condizioni locali necessarie per l’implementazione e la diffusione del progetto”.
“Favorire ed essere partecipi della ricerca medico-scientifica sulle ricadute positive della fruizione artistica e culturale – commenta Vanessa Carlon – è fondamentale per un luogo d’arte e cultura che creda anche nella funzione sociale delle realtà museali. La ricerca in quest’ambito è giunta ad un punto cruciale, per mettere a punto programmi terapeutici e indurre pratiche e abitudini comportamentali positive nella collettività riconoscendo il ruolo dei musei, dunque siamo davvero felici d’essere in prima linea con un progetto pilota con l’Università di Verona, che è sede del Centro Oms per la salute mentale, e con ricercatori di così alto profilo, che ci auguriamo dia significativi risultati”.
La partecipazione agli incontri è libera e rivolta alla popolazione maggiorenne previa iscrizione, garantendo la presenza a tutti e tre gli incontri ( per la fase pilota il numero di partecipanti è limitato; si può richiedere l’iscrizione inviando una mail a: giulia.turrini@univr.it ).
I partecipanti saranno invitati a compilare all’inizio della prima visita e al termine dell’ultima dei questionari standardizzati per valutare il benessere psicologico, la sintomatologia ansioso depressiva e il funzionamento generale, e i dati raccolti saranno successivamente analizzati in forma anonima.
Si stima che i primi risultati della ricerca potranno essere diffusi e pubblicati in ambito scientifico a fine giugno / primi di luglio, per permettere poi di strutturare un progetto più articolato.