“L’opinione pubblica italiana e i temi LGBT+” è il tema del sondaggio i cui risultati sono stati presentati in ateneo lunedì 20 maggio, alle 16, in aula A del palazzo Ex Economia, un incontro con cui si è concluso il ciclo “Verso le elezioni europee”, promosso dal dipartimento di Scienze umane per comprendere da un punto di vista politologico i temi e le questioni legate alle prossime elezioni.
Durante l’incontro è stata, inoltre, presentata la campagna del secondo sondaggio, lanciato il 10 giugno, subito dopo le elezioni europee, per indagare, per la prima volta in Italia, le attitudini di voto e le opinioni politiche della popolazione LGBT+.
Il progetto scientifico è stato elaborato nell’ambito di una collaborazione tra ricercatrici e ricercatori in scienza politica del dipartimento di Scienze umane dell’università di Verona e del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’università di Pavia. L’obiettivo del sondaggio era di raccogliere le attitudini e le opinioni in Italia riguardo a temi legati ai bisogni e ai diritti delle persone LGBT+. La ricerca è stata resa possibile grazie al contributo del progetto Step – LGBTI+ Equality Policies diretto da Massimo Prearo, docente di Scienza politica in ateneo e finanziato dalla Flax Foundation e del progetto Genpolead “Assessing obstacles and inequalities in gender and LGBT + political leadership and careers: an intersectional perspective”, diretto da Pamela Pansardi e finanziato dalla Fondazione Cariplo (Bando Inequalities Research 2022).
I dati sono stati raccolti e presentati nel report scientifico “L’opinione pubblica italiana e i diritti LGBT+. Un’accettazione selettiva?”, scritto e curato da Massimo Prearo, Federico Trastulli e Pamela Pansardi.
Il sondaggio è stato realizzato tra il 29 aprile e il 7 maggio raccogliendo le opinioni di oltre 2mila persone, corrispondenti a un campione rappresentativo della popolazione italiana in età elettorale (18-65 anni). L’estrazione del campione è stata eseguita con un metodo di campionamento stratificato per quote relative a fasce d’età (18-29 anni; 30-44 anni; 45-54 anni; 55-65 anni), genere (donna; uomo), area geopolitica di residenza (Nordovest; Nordest; Centro; Sud e Isole) e livello di istruzione (titoli di studio bassi; titoli di studio medi; titoli di studio alti), secondo parametri derivati dalle ultime statistiche Istat disponibili (2024).
“Ci interessava comprendere più da vicino l’atteggiamento delle persone nei confronti di tematiche che rimandano ai bisogni e ai diritti della popolazione LGBT+ in Italia, anche alla luce dell’appuntamento elettorale delle elezioni europee”, spiega Massimo Prearo. “E i dati mostrano chiaramente che il tema dei diritti civili è ben lungi dall’essere percepito come una questione secondaria o poco importante. Dal sondaggio emerge un’attitudine generalmente e maggioritariamente favorevole, ma emergono anche sfumature e contrasti considerevoli. Per questo parliamo di una forma di accettazione selettiva dei bisogni e dei diritti delle persone LGBT+. Potremmo dire che se da un lato le opinioni favorevoli rappresentano il bicchiere mezzo pieno, dall’altro rimane una parte consistente di opinioni contrarie che rappresentano il bicchiere mezzo vuoto dei diritti LGBT+ in Italia. E questo lo vediamo soprattutto attraverso il fattore generazionale e il fattore politico che appaiono come elementi determinanti.
Questo sondaggio era volto ad indagare le opinioni e le attitudini della popolazione italiana sulle questioni che riguardano i temi e i diritti LGBT+, il prossimo passo sarà di comprendere le opinioni della popolazione LGBT+ rispetto alla politica, al voto, ai partiti. Il 10 giugno, subito dopo le elezioni, lanceremo questo secondo sondaggio, che ci permetterà di studiare per la prima volta in Italia il rapporto alla politica della popolazione LGBT+.”
Dal sondaggio è emerso che una persona su due dichiara di avere o aver avuto nella propria vita personale parenti, amiche o amici dichiaratamente LGBT+. Le persone che nella loro cerchia di relazioni familiari o amicali hanno o hanno avuto persone dichiaratamente LGBT+ sono anche quelle che hanno opinioni molto favorevoli rispetto all’accettazione dei bisogni e dei diritti delle persone LGBT+. Quelle che invece dichiarano di non avere mai avuto nella propria vita personale parenti o amicizie dichiaratamente LGBT+ hanno generalmente opinioni più contrarie.
Per oltre tre persone su quattro (76,1%), i diritti LGBT+ costituiscono un tema importante di cui la politica dovrebbe occuparsi, almeno tanto quanto gli altri temi (43,5%), se non addirittura in maniera maggiormente prioritaria (32,6%). Soltanto il 17,2% delle persone rispondenti considera che il perseguimento degli obiettivi di lotta alla violenza, alle aggressioni, al bullismo e alle discriminazioni dovrebbero avere una priorità più bassa rispetto ad altri temi considerati più importanti. Mentre il 6,7% non sa rispondere a questa domanda.
Per poco più della metà delle persone rispondenti (53,9%), le persone LGBT sono molto (11,8%) o abbastanza (42,1%) discriminate, mentre un terzo del campione (31,8%) considera che le persone LGB siano poco (20%) o per nulla (11,8%) discriminate.
In generale, una larghissima maggioranza del campione (83,4%) è d’accordo nel riconoscere legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso – ma mentre il 56,8% è d’accordo con l’idea di estendere il matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso, il 26,6% dichiara di preferire un riconoscimento legale attraverso le unioni civili e non attraverso il matrimonio.
Dal sondaggio è emerso che non è tanto il grado di istruzione o la classe sociale di appartenenza a determinare le posizioni più o meno favorevoli ai diritti LGBT+, ma soprattutto il fattore generazionale e il posizionamento politico.
Osservando le caratteristiche dei profili più LGBT+friendly, circa il 25 per cento del campione, vediamo che la fascia di età dei 18-29 anni è quella più rappresentata (30,4%), e che questi profili, in termini di genere, sono per circa il 60% costituiti da donne. Sull’altro fronte, osservando le caratteristiche dei profili anti-LGBT+, vediamo che la fascia di età dei 55-65 anni è quella più rappresentata (37,9%), e che questi profili, in termini di genere, sono per tre quarti (73,9%) costituiti da uomini.
I profili più LGBT+ friendly si trovano marcatamente a sinistra (43,7%) e al centrosinistra (29%), e in maniera molto più ridotta e omogenea al centro, al centrodestra e a destra. Quattro profili anti-LGBT su cinque si trovano a destra (54,5%, oltre uno su due) e al centrodestra (25,2%), mentre queste persone rispondenti sono distribuite in maniera molto più bassa ed omogenea al centro, al centrosinistra e a sinistra.
©adragan – Stock Adobe