Il voto a tutte le donne, in quanto donne. Questo il fulcro dell’ultimo appuntamento del ciclo “Verona in storia” su “La Repubblica delle donne”, tenutosi il 30 maggio nella sala convegni del Banco Bpm, dove l’ospite principale è stata Patrizia Gabrielli, docente di storia contemporanea e storia di genere dell’università di Siena.
Presenti anche Paolo Zanotto della fondazione Zanotto, promotrice di questi incontri insieme all’università e al Comune di Verona, e Renato Camurri, docente di storia contemporanea del dipartimento Culture e civiltà e coordinatore dell’evento.
L’incontro, realizzato in occasione del 2 giugno, si è proposto di riflettere sul ruolo delle donne rispetto al referendum istituzionale del 1946, quando, oltre agli uomini, anche loro per la prima volta vennero chiamate alle urne per scegliere quale forma di Stato – Monarchia o Repubblica – dare all’Italia. Inoltre, ha ricordato Patrizia Gabrielli, queste elezioni portarono anche alla formazione dell’Assemblea Costituente all’interno della quale troviamo 21 donne, “le madri della Repubblica”, che collaborarono alla stesura della Carta Costituzionale e che la docente ha descritto come donne “che seppero lavorare insieme grazie a una grande consapevolezza politica”.
“Milioni di donne in tutta Italia sostano in file lunghissime davanti ai seggi elettorali”, così ha raccontato Gabrielli le elezioni del 2 e 3 giugno 1946. “Tutte, attente alle indicazioni giunte dai partiti, dai comitati elettorali e dalle associazioni delle donne, hanno rinunciato al rigo di rossetto nel timore di annullare la scheda, che, all’epoca, andava sigillata”.
“Il voto alle donne ha segnato una svolta epocale” ha continuato Gabrielli, sottolineando l’importanza di ricordare questo giorno. “Le donne non erano più escluse dalla cittadinanza e potevano entrare nella dimensione politica, da sempre definita al maschile”.
Matilda Peruch – Tirocinante Univerona news