Passeggiare nella natura fa bene alla salute, sia fisica che mentale. E può anche ridurre il desiderio di assumere droghe e altre sostanze. Ad affermarlo è un recente studio condotto dal dipartimento di Diagnostica e sanità pubblica dell’università di Verona coordinato da Cristiano Chiamulera e Giulia Benvegnù, docenti di Farmacologia, e in collaborazione con il Centro Soranzo di Venezia. La ricerca, dal titolo “Esposizione alla natura contribuisce all’intervento di riabilitazione nei disturbi di dipendenza” è stata pubblicata sulla rivista scientifica Frontiers in Psychology.
Questo studio, nato dalla collaborazione tra il gruppo di Cristiano Chiamulera chiamato NeuroPsiLab, e la comunità Centro Soranzo e in continuità alle proposte congiuntamente avanzate nel libro Aftercare & Post-Prevention co-curato nel 2019, contribuisce all’intervento di riabilitazione nei disturbi di dipendenza.
Alcuni pazienti con disturbo di dipendenza sono stati esposti a sessioni di cammino in un ambiente naturale tipico della laguna veneziana, una passeggiata urbana, oppure presso il centro. Sono stati valutati il desiderio di sostanza, l’umore, il benessere, e la capacità di recupero.
Dalla ricerca è emerso che la passeggiata nella natura ha ridotto significativamente il desiderio nei partecipanti rispetto ai valori pre-camminata, e rispetto a dopo la camminata urbana, con quest’ultimo valore significativamente aumentato. La passeggiata nella natura ha ridotto significativamente l’umore negativo e ha aumentato il benessere e il senso di essere attivi. Le misure di apertura al futuro e di rinnovabilità hanno dunque mostrato un miglioramento significativo dopo la passeggiata nella natura rispetto alla camminata urbana.
Questo effetto dell’esposizione ad ambienti arricchiti – sia degli spazi naturali sia di quelli architettonici e urbanistici – è stato denominato ecocebo in una recentissima pubblicazione del NeuroPsilab sulla rivista Neuroscience & Biobehavioral Reviews. La proposta è che le caratteristiche fisiche dell’ambiente possono contribuire al miglioramento dei processi affettivi, cognitivi e dell’umore, e di conseguenza anche dell’effetto dei farmaci. L’esposizione ad una integrazione tra green e specifiche progettazioni architettoniche chiamata neuroarchitettura si sta dimostrando a vari livelli come una variabile in grado di implementare la prevenzione, l’intervento e la riabilitazione.
Il NeuroPsilab si occupa di questa linea di ricerca sull’ambiente arricchito e la neuroarchitettura utilizzando diverse metodologie di ricerca sia a livello preclinico, sia nell’uomo mediante simulazioni in realtà virtuale, in collaborazione con la Lilt di Reggio Emilia e all’interno del progetto Fse-Regione del Veneto ‘Unisco’ con Adoa e la fondazione Gobetti.
“I risultati – commenta Chiamulera – confermano che “l’esperienza della natura” può migliorare l’umore, il benessere, l’attenzione, il sollievo dallo stress, l’apertura e il senso di essere attivi, oltre all’effetto specifico sul desiderio di droga, un sintomo chiave del disturbo da uso di sostanze. I prossimi studi indagheranno come invece identificare quali caratteristiche architettoniche e urbanistiche possano avere effetti positivi, con lo scopo di informare un evidence-based design per la salute ed il benessere.”
Photo credit: Mauro Semenzato
Sara Mauroner