Nel proseguimento delle iniziative avviate dall’università di Verona negli ambiti accademici e professionali, il Collegio didattico di Scienze pedagogiche, del dipartimento di Scienze umane, ha organizzato al polo Zanotto un seminario per riflettere sul futuro delle figure professionali dell’educatore socio-pedagogico e della o del pedagogista a seguito dell’istituzione dei relativi albi come previsto dalla legge 55/2024.
L’incontro, moderato da Paola Dusi, docente di Pedagogia generale e sociale, ha visto la partecipazione dei presidenti nazionali di diverse associazioni professionali e del Coordinamento dei corsi di studio per educatrici e educatori, pedagogiste e pedagogisti. Ognuno dei presidenti intervenuti ha offerto informazioni puntuali per comprendere il nuovo assetto giuridico di queste due figure professionali. Gli stessi hanno, inoltre, indicato quali saranno i prossimi passi da compiere da parte delle sedi universitarie, delle Associazioni professionali e dei singoli (che operino sia come dipendenti sia come liberi professionisti).
L’inizio del convegno ha visto l’intervento di Elisa La Paglia, assessora alle Politiche educative e scolastiche che ha portato i saluti del comune di Verona e, nel corso di un breve intervento, ha ringraziato l’ateneo per la sua collaborazione con il comune in ambito educativo, attivo da anni soprattutto per quanto concerne i servizi educativi per l’infanzia 0-6 anni.
Le referenti del corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione e del corso di laurea magistrale in Scienze pedagogiche dell’università di Verona, Rosanna Cima e Antonietta De Vita, referenti rispettivamente della corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione e del corso di laurea magistrale in Scienze Pedagogiche, nei loro interventi, hanno focalizzato l’attenzione sul tema della formazione dei futuri professionisti. Il Collegio didattico e le Commissioni Aq sono impegnate in una riformulazione dei percorsi formativi degli educatori e delle educatrici in applicazione della normativa e nel rispetto delle indicazioni ricevute dal Coordinamento nazionale dei corsi di laurea per educatori professionali socio pedagogici e pedagogisti Conclep. Da alcuni anni il Collegio didattico di Scienze pedagogiche sta dedicando particolare attenzione alla cura e allo sviluppo del rapporto con gli enti del territorio di Verona e di altre province limitrofe. Tale rapporto costituisce un nodo centrale per poter offrire agli studenti dell’università di Verona un percorso di tirocinio in grado di contribuire in modo significativo alla loro formazione personale e professionale. Il tirocinio costituisce il ponte tra l’università e le realtà concrete educative presenti sul territorio che offrono servizi cruciali per il benessere di singoli, famiglie e della comunità tutta, rivolti a tutte le età della vita (dal nido alle case di riposo per anziani).
Il presidente di Conclep, Coordinamento nazionale dei corsi di laurea per educatori professionali socio-pedagogici e pedagogisti, Pascal Perillo, docente all’università SuorOrsola Benincasa di Napoli, ha aperto il seminario evidenziando l’importanza del coordinamento nazionale dei corsi di studio per educatori e pedagogisti e la necessità che le e gli studenti siano a conoscenza della sua esistenza: “E’ importante sapere per gli studenti e le studentesse che il percorso formativo sia nel triennio sia nel biennio è un percorso che si arricchisce del dialogo e del confronto tra le coordinatrici/ i coordinatori di tutte le sedi universitarie dove tali corsi di studio sono attivi”.
Perillo ha poi ricordato che la legge 55/2024 di recente approvazione, è il risultato di una negoziazione che ha intrecciato ben quattro proposte di legge, e che ha visto il dialogo e la collaborazione con i decisori politici, con le associazioni professionali e con i corsi di studio interessati.
“La fase attuativa è molto delicata e, per il suo buon esito, è richiesto il contributo di tutti: gli educatori, i pedagogisti, le associazioni, gli accademici”, ha continuato Perillo. “L’ordine professionale non è un sindacato ma un organo la cui funzione precipua è quella di tutelare la qualità delle prestazioni professionali degli educatori e dei pedagogisti. Un passo importante di cui l’Ordine si farà carico sarà la formulazione di un codice deontologico che chiamerà ciascuno di noi all’assunzione di responsabilità. Inoltre, secondo la legge 55/2024, i corsi di laurea saranno abilitanti. Questo significa che non sarà necessario sostenere un esame di stato post-laurea, ma ciò che dà valore abilitante alla laurea è il superamento della prova pratica di valutazione delle attività di tirocinio che avverrà alla presenza di un rappresentante dell’ordine professionale”.
Durante il convegno è intervenuto Fabio Olivieri, docente all’Università Roma Tre, pedagogista e presidente di FederPed, Federazione pedagogisti ed educatori, che ha dichiarato: “La nuova legge risponde all’esigenza di definire le due figure professionali in oggetto: l’educatrice e l’educatore socio-pedagogico e la e il pedagogista. L’educatore è stato oggetto di provvedimenti a vario titolo nel corso degli anni mentre quella del pedagogista rimane una figura meno nota”. Ha poi precisato che la legge attuale non fa decadere quelle precedenti salvo per le parti che sono in aperto contrasto con la nuova normativa.
Per quanto riguarda la formazione di queste due figure professionali, Olivieri propone la creazione di una commissione mista tra accademici e rappresentati dell’ordine professionale per arrivare ad una definizione condivisa di quali siano le competenze professionali imprescindibili. Ha poi sottolineato la necessità di dotare l’ordine in via di istituzione “di una testa funzionante, un consiglio nazionale in grado di saper dialogare con tutte le altre professioni.”
L’ultimo intervento in aula è stato quello della docente Silvia Negri, presidente di App, Associazione professioni pedagogiche, e docente a contratto all’università di Milano Bicocca. La presidente ha ribadito l’importanza della costituzione di un ordine professionale per educatori e pedagogisti. “Restare privi di questo strumento esponeva i nostri professionisti e le nostre professioniste a fragilità che non potevamo più tollerare nei confronti di altre professioni con ordine, soprattutto i nostri cugini più vicini, cioè gli educatori professionali sociosanitari. L’esigenza di stabilire un ordine professionale che costituisce un presidio ove queste nostre professioni trovano una sede di rappresentanza nasce dalla necessità di riguadagnare il terreno perduto nel corso degli ultimi decenni in termini di visibilità socio-culturale e riconoscimento economico, e per poterci sedere con gli altri ordini cugini in una situazione paritaria”. Negri ha posto in luce come queste figure professionali si prendano cura delle persone in ottica preventiva, un ambito di intervento quello della prevenzione che ha sofferto un disinvestimento socio-politico totale. In conseguenza a ciò, “si sta pagando un prezzo altissimo in termini di benessere delle persone da 0 a 99 anni.”
Infine, in collegamento su piattaforma zoom , è intervenuta la presidente dell’Associazione nazionale pedagogisti, Anpe, Maria Angela Grassi che ne è stata anche socia fondatrice. Grassi ha ripercorso, in modo puntuale, le tappe del processo che ha portato, finalmente, nel 2024 alla costituzione dell’Ordine professionale per educatrici/educatori e pedagogiste/i. Un percorso impegnativo, compiuto con perseveranza da parte delle varie Associazioni e che non a caso giunge a compimento oggi, in un periodo in cui le emergenze educative e le fragilità individuali, familiari e sociali hanno reso evidente la necessità di figure pedagogiche che svolgano sul territorio attività di accompagnamento, consulenza, progettazione educativa e tessitura di reti tra i vari servizi e istituzioni.
La Redazione