È risaputo che praticare attività fisica regolarmente, in forma strutturata e pianificata, preserva le capacità fisiche, prestative e cognitive, in quanto aumenta la produzione di neurotrofine, le proteine necessarie per il benessere dei neuroni e, di conseguenza, della plasticità cerebrale. L’esercizio fisico influenza positivamente l’umore e stimola le capacità cognitive: lo testimoniano l’esperienza di chi sceglie di fare sport e le ricerche delle neuroscienze applicate all’attività fisica.
Partendo da questi assunti e per spingersi un po’ più in là, ricercatrici e ricercatori di Scienze motorie del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell’università di Verona, con il Cerism, Centro di ricerca sport montagna e salute di ateneo, da alcuni mesi hanno avviato uno studio incentrato sul valutare gli effetti benefici di sport esigenti ad alta richiesta cognitiva. Hanno individuato come contesto primo di studio l’orienteering: uno sport di endurance nel quale la componente mentale e le capacità tecniche sono importanti quanto la componente fisica. In generale, si tratta di una corsa di orientamento; nello specifico, si articola in una esperienza di corsa e apprendimento attivo che richiede una serie di abilità intellettive riassunte nel sapere interpretare una mappa, leggere e comprendere lo spazio in cui ci si trova, prendere decisioni. Le capacità cognitive sono di natura sia strategica che simbolica: problem solving, progettazione, osservazione, attenzione e capacità mnesiche. Nell’orienteering componente fisica e psicologica sono ugualmente funzionali.
La storia dello sport è relativamente recente: è nato nel 1897 nei Paesi scandinavi e negli anni ’70 si è sviluppato in Italia. È gestito dalla Federazione italiana sport orientamento (Fiso) e riconosciuto dal Coni. È uno sport definito analogico, di valenza formativa e dal carattere interdisciplinare.
Sulla scia dei mondiali del 2023 che si sono tenuti in Veneto con 2000 partecipanti in rappresentanza di 39 paesi tra Soave, Verona e Vicenza, coinvolgendo Scienze motorie e il quartiere di Borgo Venezia per i turni di qualificazione, ricercatori e ricercatrici hanno iniziato uno studio atto a individuare, comprendere e cogliere i benefici dell’orienteering. Da qui sono nate altre occasioni, partecipando con le ricerche ad altre 7 gare (Andalo, Cavedaga, Monte Fausier, Prati di Gaggia, Fai della Paganella). Le ultime due si sono disputate l’8 e il 9 luglio nell’area del Baldo. In collaborazione con la Federazione italiana sport orientamento, Funivie del Baldo, i Comuni di Brenzone e San Zeno di Montagna, Scienze motorie ha partecipato alle due tappe in quota, organizzate da Gabriele Viale, presidente della società sportiva Park World Tour Italia. La prima a Prada con affaccio sul Lago di Garda, la seconda a Pralongo, in un bosco misto faggio.
Guidati da Federico Schena e Cantor Tarperi, docenti di Scienze motorie dell’università di Verona, gli studiosi e le studiose hanno individuato un protocollo con una triplice valutazione: test per valutare le capacità prestative, tre test cognitivi standardizzati in letteratura e una serie di questionari sul curriculum sportivo. In particolare verranno valutate tre differenti popolazioni, simili per età (35-45, 45-55, 55-65, 65-75 e over 75) e genere, caratterizzate da differenti pratiche sportive: persone praticanti attività sportive ad alto coinvolgimento cardiometabolico; persone praticanti attività sportive ad alto coinvolgimento cardiometabolico, cognitivo e di decision making – l’orienteering è stato identificato come paradigma sperimentale per questo scopo – e persone sedentarie. Per fare questo verranno reclutate 100 persone per ogni gruppo, divise equamente per genere e per fascia d’età. Ad ogni partecipante verrà misurato il livello di fitness cardiometabolica mediante step test di Astrand, un indice globale di funzionalità muscolare mediante handgrip test. Verranno quantificate mediante opportuni questionari il livello e la modalità di svolgimento della pratica sportiva durante la vita (questionario LLT) e il dispendio energetico settimanale (questionario GPAQ). Verranno inoltre valutate le capacità cognitive mediante quattro differenti strumenti di indagine: questionario Survey of autobiographical memory (SAM), l’Elithorn’s perceptual maze test (EPMT), il Trail making test (TMT), il Test di Stroop. Ogni strumento indaga un aspetto differente delle capacità cognitive di una persona: memoria, pianificazione spaziale, attenzione visiva, cambiamento di prospettiva e percezione dei colori.
“Il progetto – spiega Tarperi – ha come obiettivo quello di esplorare e quantificare le potenzialità di una regolare e corretta pratica sportiva nel preservare le capacità cognitive delle persone, contrastandone il naturale deterioramento dovuto all’invecchiamento. Cosa ci aspettiamo? Dalle persone che durante la vita praticano regolarmente l’orienteering, sport che stimola e allena al contempo le capacità fisico atletiche e decisionali, ci aspettiamo che mostrino capacità cognitive oltre che fisiche maggiormente preservate rispetto a quanti praticano sport a basso coinvolgimento cognitivo e ancor di più rispetto ai sedentari. Auspichiamo di raccogliere tutti i dati tra settembre e dicembre”.