Le Olimpiadi non rappresentano soltanto una sfida sportiva, ma anche uno specchio del mondo in cui viviamo. Lo sport ha un impatto positivo nella crescita e nell’educazione di bambine e bambini in quanto può essere uno strumento fondamentale per trasmettere i valori di rispetto, di tolleranza, di cooperazione e di impegno civico.
A parlare dell’importanza dello sport dal punto di vista educativo e pedagogico è Luigina Mortari, docente di Pedagogia generale e sociale del dipartimento di Scienze umane.
“Il compito proprio dell’educazione consiste nell’offrire ai giovani tutte quelle esperienze che forniscono le condizioni per fare fiorire le potenzialità uniche e singolari di ciascuno. E dal momento che l’essere umano è composto di sostanza immateriale (la mente) e di sostanza materiale (il corpo), è essenziale dare a tutti la possibilità di avere cura di sé sia sul piano cognitivo sia nella dimensione corporea. Per questa ragione fra educazione e sport sussiste una relazione essenziale, e, se l’educazione allo sport è bene interpretata, le attività sportive diventano palestra sia per il corpo sia per la mente.
Le attività sportive consentono innanzitutto di crescere in modo sano, ma allo stesso tempo concorrono a nutrire ogni dimensione della persona. Esercitarsi per raggiungere un obiettivo, oltre a fortificare la struttura corporea, permette di imparare a gestire il tempo, a nutrire la fermezza d’animo e la capacità di resistenza; consente di sviluppare la capacità di concentrarsi e di tenere l’attenzione ferma sull’esercizio da praticare. Uno dei fenomeni problematici che la scuola deve affrontare oggi è la difficoltà manifestata da molti di gestire le emozioni; fare sport con continuità consente di esercitare quelle posture interiori che sono necessarie per gestire con equilibrio i vissuti affettivi. Mettersi alla prova con un obiettivo da raggiungere significa apprendere a conoscere se stessi: le proprie potenzialità ma anche i propri limiti, e sulla base di questa conoscenza agire con determinatezza per nutrire il possibile e accettare con senso di realtà quello che non si riesce a realizzare. Prepararsi per una competizione, interpretare il proprio ruolo, dosare le energie durante una gara, sono competenze trasferibili in ogni ambito dell’esperienza.
Ma il valore educativo dello sport si rivela in modo intensivo quando è praticato nelle attività di gruppo, che sviluppano non solo le competenze cognitive e emotive, ma anche quelle relazionali: lavorare in team significa imparare a rispettare le regole del gioco, a stare con l’altro, a condividere, a essere solidali e leali, a mettere se stessi al servizio di un obiettivo comune. “Passare la palla” è un‘azione fisica dal forte valore simbolico: vuol dire condividere con l’altro, rinunciare a qualcosa per sé affinché diventi risorsa comune.
Affinché possa essere palestra di crescita sana e responsabile c’è però necessità di formatori capaci di una reale competenza pedagogica, quella necessaria a coltivare nell’altro abilità, posture a passioni positive, che, libere dall’egocentrico desiderio di affermare solo se stessi, siano orientate dai valori più nobili dell’umanesimo: rispetto, generosità, lealtà, giustezza.”
Sara Mauroner
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