Sabato 14 settembre si è tenuto il simposio internazionale “Patrimonio vivente e spazi culturali”, una riflessione sul rapporto tra spazi, collettività e politiche culturali. Il confronto, con ospiti da tutta Europa, ha visto il suo svolgimento all’interno dell’aula T.06 del polo universitario Santa Marta.
Ha aperto il forum il ricco ventaglio di saluti istituzionali. Olivia Guaraldo delegata del rettore al Public engagement, Marta Ugolini, assessora alla Cultura, turismo e ai rapporti con l’Unesco del Comune di Verona, la vicesindaca Barbara Bissoli, Francesca Rossi per i Musei civici di Verona, visto il sodalizio nell’iniziativa Arte in gioco, e Davide Pacca, della Regione Lombardia. Non poteva mancare, infine, la benedizione di Giorgio Paolo Avigo, il presidente di Aga.
A moderare l’incontro è stata Valentina Lapiccirella Zingari, antropologa culturale che all’interno dell’Associazione giochi antichi coordina dal 2016 il processo di salvaguardia multinazionale Unesco di Tocatì. A lei è spettato il compito di introdurre i lavori, offrendo alla platea un’immagine di una Veronetta del venerdì prima del Tocatì: non ancora abitata dal festival ma già abitata dalla collettività, poiché chiusa al traffico.
Il simposio è stato occasione anche per presentare il progetto editoriale curato da Leandro Ventura, il direttore dell’Istituto centrale per il patrimonio immateriale (Icpi), dal titolo “Tocatì, una città che gioca”. Una pubblicazione fotografica, realizzata con Aga, per celebrare l’opera di salvaguardia che il Tocatì compie.
Tra le questioni poste sul tavolo di lavoro è proprio la riappropriazione da parte della collettività di questi spazi urbani, in questi giorni, utilizzati per il gioco. Si è fatto leva sulla grande novità del Tocatì di quest’anno: il festival dei giochi di strada attraversa il ponte sull’Adige e si sposta nel quartiere di Veronetta. Una nuova sfida che coinvolge nuovi spazi e quindi assume nuovi significati. Si è parlato di turismo, fenomeno che coinvolge Verona con anche gli aspetti più complessi che esso porta. Significativo è stato, inoltre, lo svolgimento dell’incontro all’interno degli spazi universitari, a sancire l’unione tra l’istituzione accademica e tutte le altre realtà locali e sociali, quali ad esempio musei e associazioni culturali.
Sono seguiti gli interventi di Giuseppe Giacon e Nicola Gasperini, in rappresentanza di Aga, Ettore Napione, dell’ufficio Conservazione e valorizzazione sito Unesco e cinta muraria di Verona, Pierluigi Sacco, docente dell’università degli studi d’Annunzio di Chieti, Edoardo Marini, della comunità del cacio al fuso di Pienza. Infine, Fabio Saggioro, docente dell’università di Verona, ha presentato il nuovo corso di laurea in Promozione e gestione del patrimonio territoriale e delle destinazioni turistiche.
A conclusione della mattinata si è passati al dialogo internazionale con Thomas Mouzard, del Ministero francese della cultura, Rut Carek, segretaria generale della commissione croata per l’Unesco, Tamara Nikolich Djeric, dell’Ecomuseo Batana di Rovigno e altri contributi da Croazia, Polonia, Belgio, Francia e Cipro.
“All’università ha fatto molto piacere lo spostamento del festival a Veronetta, perché è da anni che collaboriamo con Aga su tutti gli aspetti che stanno a monte del Tocatì, soprattutto nell’ambito delle riflessioni – ha dichiarato Olivia Guaraldo, – Sono orgogliosa di quello che la nostra università fa e di quanto si stia aprendo sempre più alla società civile e che non rimanga una torre d’avorio isolata.”
“Un momento di incontro – ha spiegato l’assessora Marta Ugolini riferendosi al simposio – che è stato occasione per noi amministrazione di riflessione sul quartiere di Veronetta, dove si è deciso di ricollocare il festival internazionale dei giochi di strada, un quartiere universitario, multietnico e soprattutto in trasformazione”.
“Se un patrimonio va conservato e tutelato è perché esso è portatore di valori, ed è un luogo vitale vissuto dalle comunità, dagli abitanti e dai cittadini. Quindi sono luoghi in cui si esprimono delle relazioni, se queste relazioni vengono a mancare, il luogo resta vuoto”, ha detto Valentina Lapiccirella Zingari.
“Gli spazi e i luoghi hanno subito profonde trasformazioni negli ultimi 50 anni, non tanto nella loro struttura in sé, quanto nel modo di essere percepiti all’interno della comunità e per il ruolo che essi hanno assunto rispetto alle comunità. Tantissimi studi hanno evidenziato come tanto il patrimonio materiale quanto quello immateriale, non solo possono essere un veicolo di valori culturali, ma possono diventare un volano per valorizzazioni economiche, attività performative, crescita sociale e molto altro”, ha concluso Fabio Saggioro, docente dell’ateneo veronese.
Alessia Veronese, tirocinante Univerona News