“Olboblo – Arte potenziale” è il titolo della mostra inaugurata martedì 8 ottobre, all’interno dell’aula co-working del primo piano del Polo Zanotto. Le opere, a cura di cinque studentesse dell’Accademia di belle arti di Verona, rimarranno esposte per un anno nei corridoi degli oblò del Polo. Con l’occasione si è dato il via ad un accordo quadriennale tra dipartimento di Lingue e letterature straniere dell’università e l’Accademia di belle arti di Verona. L’evento è stato moderato da Massimo Salgaro, docente del dipartimento di Lingue e letterature straniere, e Roberta Facchinetti, direttrice del dipartimento.
La mostra ha voluto sancire ufficialmente l’inizio dell’accordo tra dipartimento di Lingue e letterature straniere dell’ateneo e l’Accademia di belle arti di Verona, un sodalizio che durerà quattro anni e che prevederà dunque la presentazione di quattro mostre.
Le autrici delle opere esposte nel corridoio degli oblò del piano terra e secondo piano del Polo Zanotto, da cui anche il nome della rassegna, sono cinque artiste, tra studentesse ed ex studentesse dell’Accademia: Isabella Besutti, Giulia Martinuzzi, Eleonora Mutto, Claudia Sallustio e Sara Zottarelli.
Le autrici, attraverso le loro opere figurative ed installazioni, hanno voluto declinare i principi della diversità, dell’equità e dell’inclusione nell’ambito del Progetto di eccellenza del dipartimento di Lingue “Inclusive humanities” . L’intento principale, non solo del Progetto di eccellenza ma anche dell’accordo in sé, è promuovere I’inclusione a livello di ricerca, didattica, infrastrutture e divulgazione di contenuti scientifici, allo scopo di superare le disparità di genere, economiche, sociali e culturali sia all’interno che all’esterno dell’università.
Attraverso una pluralità di media e linguaggi, dall’installazione, al video, alla fotografia, la mostra promuove un discorso critico e transdisciplinare che investiga su alcuni dei temi principi della contemporaneità: l’inclusione sociale, la disabilità, le questioni di genere, l’educazione e la sostenibilità ambientale.
I curatori della mostra Daniela Rosi e Daniele Salvalai, docenti dell’Accademia di belle arti di Verona, prima di invitare la platea a visionare le opere, hanno concluso la presentazione ammettendo di non voler fornire una descrizione dell’opera completa, ma di voler lasciare che proprio questo “potenziale”, come dal nome stesso della mostra, aiuti lo spettatore a dare una propria interpretazione. “Un’opera è formata da tante opere quante sono le persone che la guardano”, ha concluso Daniela Rosi.
“Siamo molto soddisfatti di questo accordo”, ha spiegato Massimo Salgaro. “La mostra per noi è un modo di comunicare, è un linguaggio accanto ad altri linguaggi. Riteniamo che l’inclusione sia da intendere come apertura verso realtà esterne al nostro dipartimento ed è per questo che stiamo puntando molto sulla comunicazione, anche attraverso i social media. Questa mostra rientra in questa strategia di comunicazione”.
“La potenzialità, che qui emerge molto bene, è qualcosa di insito a ciascuno di noi e che con l’arte, forse più di qualsiasi altra cosa, riusciamo a far emergere”, ha concluso Roberta Facchinetti. “Una potenzialità che a qualsiasi età e in qualsiasi contesto si autoalimenta e queste opere ne sono l’esempio. Più si dà forza e voce alle nostre potenzialità, che a volte non ascoltiamo abbastanza, più queste si autogenerano, crescono e ci fanno crescere”.
EI