“Sudan: un conflitto dimenticato” è stato il tema che si è discusso martedì 3 dicembre, al polo Zanotto dell’università di Verona. L’evento, promosso dal Gruppo Radici dei diritti dell’ateneo, fa parte del ciclo di incontri “Martedì del mondo”, un’iniziativa di Nigrizia, Cestim, Centro missionario diocesano di Verona, Comboniane, Movimento Mondo, Cum, Centro pastorale immigrati di Verona.
Dopo i saluti di Roberto Leone, del gruppo Radici dei diritti, Branco Ricci, giornalista di Nigrizia, ha presentato una breve illustrazione sulla situazione umanitaria nel Paese africano.
“Il conflitto in Sudan negli ultimi 2 anni ha causato lo sfollamento di almeno 8 milioni di persone, mentre circa 3 milioni hanno lasciato il Paese. Intanto, la metà della popolazione sudanese vive in una condizione di insicurezza alimentare in cui circa 13 milioni rischiano la carestia” – dati forniti dagli organizzatori- evidenziando che in assenza di dati ufficiali, il numero di vittime si stima tra le 50 mila e 60 mila vittime.
Sono intervenuti durante il convegno, Sara De Simone, ricercatrice in Storia e istituzioni dell’Africa dell’Università di Trento, dando una riflessione dettagliata sul conflitto in Sudan; Adam Nor Mohammed, portavoce della comunità sudanese in Italia, che ha sottolineato il ruolo della diaspora sudanese dal 2002 nella sensibilizzazione delle opinioni pubbliche in Europa sulla situazione umanitaria catastrofica nel suo Paese.
Inoltre, ha fatto parte dell’incontro Mario Giro, docente universitario esperto d’Africa, già viceministro degli Esteri, tramite un’intervista video, nel quale ha analizzato i rapporti tra l’Italia e il Sudan, evidenziando le iniziative che il governo e la società civile potrebbero intraprendere per sostenere il Paese africano.
Alcune testimonianze dirette dal territorio sudanese sono state presentate da Umberto Giacomello, personale di Medici senza frontiere, collegato da Kenya, che ha riflettuto sulla situazione sanitaria in Sudan, spiegando che i bisogni sanitari sono immensi per poter coprire la necessità della comunità sudanese. Mentre erano collegati dal Port Sudan, Jorge Naranjo e Diego della Carbonara, missionari comboniani che hanno spiegato le diversi iniziative della chiesa cattolica durante questa crisi: “la chiesa ha dato una mano nelle evacuazioni dalle zone pericolose e ha aiutato nella riattivazione delle scuole e del percorso universitario dei giovani”.
Georges Antonio Chamoun – tirocinante Univerona News