In Italia sono 47mila gli assistenti sociali che operano in vari ambiti di aiuto alla persona, alla famiglia e alla comunità. Dalla tutela dei minori alle politiche di sostegno alla genitorialità, dalla salute mentale alle attività alternative alla detenzione, dalla disabilità alle dipendenze. Nella sola regione Veneto sono quasi 3400 di cui 650 residenti a Verona. Sul territorio del Comune di Verona c’è 1 assistente sociale assunto a tempo indeterminato ogni 3000 abitanti.
Una figura professionale destinata ad assumere sempre più importanza in una società dove le persone invecchiano e aumenta il numero di quelle con fragilità. Ma come è cambiato questo lavoro negli anni?
In occasione del settantesimo anniversario dall’avvio della formazione degli assistenti sociali a Verona, venerdì 13 dicembre dalle ore 8.45 alle 17, nell’aula B del Palazzo ex Economia in via dell’Artigliere 19 si è tenuto il convegno “Il servizio sociale: fra professioni, istituzioni e territori”, promosso dal dipartimento di Scienze umane dell’università di Verona, dall’ordine regionale degli assistenti sociali e dal Comune di Verona. A portare i saluti istituzionali sono stati il prorettore Diego Begalli, Valentina Moro, direttrice del dipartimento di Scienze umane e Annamaria Molino, consigliera del Comune di Verona.
La figura dell’assistente sociale
“L’assistente sociale – ha spiegato Giorgio Gosetti sociologo del lavoro e coordinatore del convegno – opera prevalentemente in strutture pubbliche e di terzo settore, sebbene si vadano aprendo territori di lavoro innovativi nell’ambito del welfare aziendale e della libera professione. Sebbene in alcune situazioni operative il lavoro contempli anche un significativo livello di attività burocratiche, il comune denominatore dell’agire professionale dell’assistente sociale è quello del lavoro personalizzato, indirizzato al rafforzamento delle competenze che creano autonomia della persona, della famiglia e della comunità.
Il lavoro dell’assistente sociale deve fare i conti sempre più con la complessità. Anche una recente indagine promossa dal nostro corso di studi ha trovato conferme di questo aspetto. Una complessità che caratterizza le problematiche da affrontare, così come i contesti istituzionali e organizzativi nei quali si svolge il lavoro sociale. Un dato che ci sta facendo riflettere anche sulle necessità di rivedere continuamente il profilo dei contenuti degli insegnamenti, in particolare quando pensiamo alle attività formative del percorso magistrale, indirizzate a preparare a ruoli di pianificazione, progettazione e coordinamento.
Le normative più recenti, che hanno introdotto livelli essenziali delle prestazioni sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, ci parlano della necessità di dotare i diversi ambiti territoriali di un’assistente sociale ogni 5.000 abitanti. Questo significa che nei prossimi anni si aprono prospettive di occupazione e spazi per fare un lavoro di ulteriore radicamento professionale dell’assistente sociale sul territorio. Si dovrà continuare a gestire casi singoli e famiglie, in maniera personalizzata, ma anche individuare risorse utili generare cambiamento sociale e qualità di vita in generale. Dovremmo quindi pensare a un’assistente sociale che si occupa, oltre che del disagio, anche dell’agio”.
Il convegno
Dopo i saluti istituzionali, il convegno si è aperto con “La formazione degli assistenti sociali: un dialogo tra istituzioni e territori”. La rassegna è proseguita poi con un focus su “La ricerca di servizio sociale a Verona, a cui sono seguiti “L’assistente sociale di fronte ai nuovi bisogni: elementi a partire da un percorso di ricerca”, “Rom e Sinti in carcere: racconti di emarginazione e stigmatizzazione”, “Il ruolo politico dell’assistente sociale: tra bisogni formativi e competenze attese. Esiti di una ricerca nazionale” e “Identità professionale e senso di appartenenza dell’assistente sociale. Ricerca empirica nazionale”.
Nel pomeriggio, i lavori sono proseguiti con “La narrazione nella relazione d’aiuto e nella formazione”, “Narrare l’immagine della professione” e “Storie, incontri, percorsi formativi nella professione dell’assistente sociale”. A concludere la giornata, gli interventi “Quale futuro? Dove vanno le politiche sociali e la professione?”, “Prendere parte tra le definizioni del servizio sociale”, “Le politiche sociali in prospettiva” e “Lo svuotamento ‘del sociale’. La sfida critica alla professione dell’assistente sociale”.
Sara Mauroner