Il 20 gennaio segnerà l’inizio del mandato di Donald Trump quale 47esimo Presidente degli Stati Uniti. Tra i vari interventi già annunciati c’è quello relativo ai dazi da applicare alle aziende di altri Paesi che esportano negli Usa. Ma quali possono essere le ripercussioni a livello di economia internazionale?
Facciamo il punto con Riccardo Fiorentini, docente di economia politica del dipartimento di Scienze economiche Univr.
Professor Fiorentini, ci può spiegare cosa sono i dazi e perchè vengono usati dai Paesi?
I dazi sono tasse sui prodotti importati usati dai governi per proteggere la produzione nazionale dalla concorrenza estera. Il dazio fa salire il prezzo del bene importato rendendolo meno conveniente per i consumatori che preferiranno acquistarne uno di produzione locale. Questo provoca la riduzione delle quantità importate e un aumento della domanda di prodotto interni. Il dazio favorisce perciò i produttori nazionali, genera entrate fiscali per il governo ma danneggia i consumatori che dovranno pagare un prezzo più alto di quello che ci sarebbe stato senza il dazio. Un paese “grande” come gli Usa, può usare i dazi, o semplicemente la minaccia di introdurli, anche come strumento di politica estera per ottenere dagli altri paesi accordi commerciali più favorevoli ai propri interessi. Il rischio di queste politiche è però che i paesi danneggiati dai dazi reagiscano a loro volta con dazi “ritorsivi” applicati alle esportazioni del paese che li ha introdotti per primo, scatenando così una “guerra commerciale” che alla fine produrrà la riduzione del commercio internazionale con danni per tutti.
Come mai gli annunci di mettere Dazi sul mercato americano da parte di Trump spaventa così tanto, soprattutto l’Europa?
Da decenni gli Usa sono il grande “importatore” che assorbe le esportazioni del resto del mondo (Cina, UE…) e già nel suo primo mandato presidenziale Trump aveva introdotto dazi su molti prodotti cinesi ed europei con lo scopo dichiarato di riequilibrare il commercio estero degli Usa. Biden aveva mantenuto le limitazioni commerciali verso la Cina ma aveva migliorato i rapporti con l’Europa che ora rischiano di peggiorare nuovamente se Trump manterrà le sue promesse di introdurre nuovi dazi che renderebbero più difficile per i nostri produttori vendere nel mercato americano. Ciò che spaventa è anche il fatto che una rinnovata politica commerciale aggressiva degli Usa prevedibilmente seguita da misure difensive e ritorsive da parte della UE, della Cina e altri paesi danneggerebbe il commercio mondiale e potrebbe innescare una recessione mondiale che colpirebbe l’Europa in un momento già difficile a causa della crisi del nostro settore automobilistico e degli eventi bellici a noi vicini in Ucraina e Medio Oriente.
Esiste un modo per “trasformare” i dazi da minaccia in nuove opportunità economiche e commerciali?
Una minaccia commerciale esterna come quella rappresentata da nuovi dazi americani potrebbe stimolare i Paesi europei a rafforzare la coesione della UE che è l’unica via per rispondere adeguatamene a tale minaccia. Se questo avvenisse, i dazi di Trump potrebbero trasformarsi in una positiva opportunità di rilancio del processo di integrazione europeo. A livello commerciale, tutto dipenderà da come effettivamente saranno strutturati i nuovi dazi. Se questi fossero selettivi e colpissero in particolare la Cina, come già avvenuto, per noi ci sarebbe la possibilità di sfruttare gli effetti di “deviazione” del commercio che sono provocati da dazi bilaterali. La nostra produzione potrebbe cioè sostituire quella cinese catturando così parte dei flussi commerciali tra Cina e Stati Uniti ridotti a causa della guerra commerciale tra i due paesi. Se invece la nuova amministrazione americana decidesse di introdurre dazi generalizzati sulle importazioni da tutti i paesi, allora non vedo nuove opportunità economiche ma solo danni per tutta l’economia mondiale.
Sara Mauroner