Cosa significava essere una donna a Pompei? La città campana e il suo straordinario stato di conservazione si pongono come osservatorio privilegiato per conoscere aspetti della vita quotidiana delle donne e della posizione che esse occupavano nella casa e nella società romana. Affreschi, ritratti privati e funerari, graffiti, iscrizioni ed oggetti d’uso ci offrono informazioni preziose sulla vita e le attività di un universo femminile fondamentale per il buon funzionamento della comunità. Tutte le categorie femminili vi sono documentate: matrone, liberte, schiave; tutti i ruoli familiari: mogli, figlie, concubine; tutte le fasi della vita: nascita, infanzia, matrimonio, maternità, morte.
A questo mondo femminile composito e ricco di sfaccettature è dedicata la nuova mostra “
Essere donna nell’antica Pompei”, che è stata inaugurata alla Palestra Grande di Pompei il 16 aprile, nel comitato scientifico anche
Patrizia Basso, archeologa del dipartimento di Culture e civiltà. Le curatrici della mostra sono
Francesca Ghedini e
Monica Salvadori, dell’università di Padova.
“A Verona oltre a partecipare al comitato scientifico.e a contribuire ai testi dei pannelli e del catalogo”, spiega Basso, “abbiamo voluto impegnarci nella sfida comunicativa, stendendo, in collaborazione con Nicola Delbarba, dottorando del nostro ateneo, le storie di 8 donne particolarmente esemplificative della società pompeiana, dalla ricca imprenditrice che finanzia a sue spese la costruzione di monumenti per la collettività, alla sacerdotessa, unico ruolo pubblico che una donna romana poteva ricoprire, alla liberta arricchita, alla schiava che era considerata come un oggetto nelle mani dei padroni”.
Scaricando la mappa (
clicca qui) è possibile percorrere un itinerario collegato al mondo femminile scoprendo le storie e i luoghi legati a 8 delle donne dell’antica Pompei.
E.I.