Ma può davvero essere “Open access” la scienza? Davide Rocchesso, docente di Informatica e Tecnologie Digitali dello Iuav di Venezia, nel suo intervento al convegno "open access, open source" che si è tenuto alla facoltà di Scienze, ha posto alla platea una domanda provocatoria: “E se il collega mi ruba l’idea?”.
Professore, il contesto di aperto scambio di informazioni e diffusione di cultura, pone in maniera reale la problematica del furto di idee?
Molti colleghi tengono le proprie idee chiuse in un cassetto per anni, convinti che qualcun altro possa scippargliele. Io, viceversa, penso che il furto si realizzi proprio quando c’è un eccesso di protezione. Trovo che questo possesso si configuri talvolta come un abuso, soprattutto nel momento in cui impedisce ad altri di sviluppare idee, di far crescere progetti.
Alla luce di questo, è davvero possibile possedere un’idea?
L’aspetto paradossale è proprio che si tratta di entità evanescenti, che sembrerebbero impossibili da catturare. In realtà oggi ci sono strumenti di tutela legale delle idee che le fanno diventare, al contrario, molto concrete, simili ad oggetti.
Ma come prevenire in modo concreto tale furto?
Trovo sia importante tutelarsi soprattutto dal rischio del plagio, pubblicando con rapidità ed accuratezza. Così fece Galileo Galilei molti anni fa, quando ancora non esisteva il mondo del web, riuscendo a salvaguardare benissimo i propri interessi.
E se il furto è già avvenuto? Se il collega mi ha rubato l’idea, che fare?
Esserne felice, significa che l'idea era buona. E se in due avete avuto la stessa idea, è probabile che un terzo l'abbia avuta prima di voi.