La mancanza di collegamenti strutturali tra ricerca scientifica e impresa è sempre più insistentemente indicata quale fattore limitante la capacità del nostro sistema paese di produrre innovazione.
Nonostante una diffusa condivisione di una tale affermazione e la molteplicità degli sforzi e degli strumenti promossi – dall’istituzione di parchi scientifici, allo sviluppo d’incubatori d’imprese ad alta tecnologia, alla moltiplicazione di premi destinati alle idee di business più innovative – è ormai evidente come tale problema non sia di facile soluzione e ciò in ragione dei caratteri di complessità e della poliedrica articolazione del sistema universitario italiano, da un lato, e dell’universo delle imprese, dall’altro.
Una prospettiva di lettura della difficoltà di relazione tra università e impresa che può forse agevolare la comprensione del fenomeno e l’individuazione di concreti e fattivi contributi, passa attraverso l’analisi del percorso logico che traduce le potenzialità imprenditoriali insite nei risultati della ricerca scientifica nell’effettiva creazione di nuovi business o, comunque, nel loro profittevole inserimento in business già esistenti sotto forma di innovazione di prodotto o di processo.
Ricorrendo a una necessaria semplificazione, il processo in esame si fonda su risultati della ricerca di base ma non la coinvolge e può essere sintetizzato nelle seguenti fasi fondamentali: ricerca applicata con possibili risultati giuridicamente tutelati; sviluppo di prototipi applicativi in modelli imprenditivi; trasferimento a strutture imprenditoriali esistenti ovvero nascita di nuova impresa.
Ciascuna di queste fasi, per avere successo, necessita di risorse e di competenze differenti e, pur originandosi all’interno del sistema universitario, può prestarsi a proficue collaborazioni con il mondo dell’impresa.
La ricerca applicata trae origine da una scoperta scientifica potenzialmente passibile di sfruttamento industriale e si concretizza attraverso la realizzazione di un progetto di ricerca applicata finalizzato alla verifica della concreta possibilità tecnico-economica di tale sfruttamento. Gli ingredienti fondamentali, in questo caso, sono: l’idea innovativa, l’ambiente industriale d’inserimento, le risorse finanziarie sufficienti alla verifica tecnico-economica.
Lo sviluppo di prototipi applicativi e l’individuazione del modello di business più adatto alla realizzazione industriale trae origine dai risultati della ricerca applicata. Gli ingredienti fondamentali, in questo caso, sono: le competenze tecnico scientifiche atte alla realizzazione dei prototipi applicativi, le competenze imprenditoriali atte alla modellizzazione del business, le risorse finanziarie sufficienti alla valorizzazione delle competenze scientifiche e imprenditoriali.
La realizzazione su base industriale attraverso il trasferimento a strutture imprenditoriali esistenti ovvero nascita di nuova impresa, infine, trova l’ingrediente fondamentale nella possibilità di accesso al mercato finanziario al fine di reperire le risorse necessarie alla realizzazione del piano di business.
Le competenze tecnico-scientifiche, le competenze imprenditoriali e le risorse finanziarie costituiscono i fattori critici di successo del processo che traduce le potenzialità imprenditoriali insite nei risultati della ricerca scientifica nella effettiva creazione di nuovi business o, comunque, nel loro profittevole inserimento in business già esistenti sotto forma d’innovazione.
Essi non sono congiuntamente reperibili se non in una sinergia strutturale e operativa tra università e impresa.
Il problema è allora individuare gli strumenti che meglio siano in grado di favorire la concreta espressione di una tale sinergia. In questi anni l’ateneo ha realizzato significative esperienze nell’ambito di Joint project, premi per l’innovazione, spin off e venture community.
Tali esperienze – che possono senz’altro giudicarsi positivamente – consentono tuttavia di evidenziare alcune criticità il cui superamento può concretamente promuovere la costruzione di una sinergia strutturale e operativa tra università e impresa.
La partecipazione a progettualità configurabili come joint project risulta, di fatto, condizionata sia dalla possibilità di conoscenza reciproca tra gruppi di ricercatori e imprese con convergenti interessi di ricerca applicata, sia dalle concrete possibilità d’investimento di un tessuto imprenditoriale caratterizzato da entità di dimensioni medio – piccole.
L’efficacia della partecipazione a premi per l’innovazione è invece condizionata dalla prevalenza di competenze tecnico-scientifiche rispetto alle competenze imprenditoriali nei gruppi proponenti le business idea e, talvolta, dalla non piena coerenza dei criteri valutativi adottati nei premi che oscillano tra la valutazione del grado d’innovatività dell’idea alla sua immediata capacità di essere finanziata come business.
La realizzazione di spin off è, poi, ancora una volta condizionata dalla possibilità di attivare partnership tra gruppi di ricercatori e imprese con convergenti finalità di sviluppo industriale.
Il successo – in termini di finanziamenti reperiti – d’iniziative del tipo venture community è, infine, condizionato dal grado di maturazione dei progetti presentati, la cui appetibilità per l’investitore dipende non soltanto dalla comprovata funzionalità tecnico-scientifica dei prototipi applicativi realizzati, ma anche dall’assetto organizzativo e dalla valenza imprenditoriale.
È evidente che la rimozione delle criticità descritte è un obiettivo ambizioso e probabilmente risolvibile solo grazie alla mobilitazione coordinata di più soggetti: istituzioni, mondo dell’industria e della finanza.
L’università, le imprese e la finanza possiedono tutte le risorse necessarie: le competenze tecnico scientifiche atte alla realizzazione dei prototipi applicativi, le competenze imprenditoriali atte alla modellizzazione del business, le risorse finanziarie sufficienti alla valorizzazione delle competenze scientifiche e imprenditoriali.
La sfida è favorirne l’incontro e la fiducia reciproca, poiché rendere operativo il potenziale innovativo del nostro paese è oggi non solo un obiettivo condiviso, ma un’esigenza la cui soddisfazione non può essere procrastinata.