Sarà Guido Fumagalli, ordinario di Farmacologia, a guidare la ricerca scientifica dell'ateneo scaligero per i prossimi due anni. Il Rettore nei giorni scorsi ha nominato il nuovo delegato che subentra a Roberto Corrocher, ordinario di Medicina interna.
Dopo l'esperienza di preside alla facoltà di Scienze Motorie, il professor Fumagalli si prepara ora ad affontare una nuova sfida.
Professor Fumagalli, cosa significa per lei ricoprire questo incarico?
Significa avere la fiducia e la stima del Rettore che è, per me e per tutti coloro che lavorano nell'Università di Verona, l'onore più importante a cui si possa ambire. Significa anche impegno, lavoro e studio per cercare soluzioni ai tanti problemi che rendono questa attività difficoltosa, nelle Università italiane, per poter appoggiare il Rettore nello sviluppo di politiche d'Ateneo che esaltino le capacità del nostro corpo docente/ricercatore di produrre nuova conoscenza.
Quanto è strategica la ricerca scientifica oggi per il mondo universitario?
La ricerca è da sempre la prima missione dell'Università. Produce invenzioni, brevetti, nuove tecnologie da un lato e formazione e nuove figure professionali dall'altro. La ricerca è confronto continuo con la comunità internazionale, è stimolo a migliorarsi, rinnovarsi, mettersi (positivamente) in dubbio, vivere la conoscenza senza pregiudizi. Per questo l'alta formazione è propria dell'Università: senza le caratteristiche proprie della ricerca scientifica la formazione perde il dinamismo che serve all'innovazione professionale, diventa autoreferenziale, statica, fine a se stessa.
Sicuramente uno degli errori più gravi del sistema accademico italiano è di aver perso di vista la centralità dell'attività di ricerca. Forse senza volerlo, molti dei corsi di laurea hanno perso l'aggancio con essa e perso in innovazione e, di conseguenza, in qualità. La crisi che gli Atenei vivono adesso dipende probabilmente anche dalla difficoltà del sistema accademico italiano a mantenere la ricerca al centro della sua missione. In altri paese, in cui l'Università non ha dimenticato questo suo fondamentale compito, la risposta dei governi alla grande crisi finanziaria è stata l'aumento degli investimenti nella ricerca di base.
Quindi la ricerca è da sempre strategica per l'Università. Ci si può chiedere: può un Ateneo esistere oggi se non si fa ricerca?
Sicuramente no. Aggiungo anche che questo momento difficile per le Università italiane deve essere vissuto come un'opportunità per ritrovare il proprio ruolo di promotori e attori dell'innovazione della nostra Società. Innovazione che si ottiene con la ricerca scientifica e che si attua non solo attraverso con lo sviluppo scientifico e tecnologico, ma anche attraverso lo sviluppo culturale e sociale che le scienze umanistiche assicurano.
Quale giudizio può dare sulla ricerca scientifica dell’Università di Verona?
Per poter giudicare, valutare, è indispensabile un sistema di valutazione della ricerca , che sia avanzato, validato e consolidato. Al momento il Ministero è impegnato a produrre strumenti ed indici di valutazione, ma siamo ancora agli inizi. Il contributo che tutti possiamo dare è quello di sperimentare e mettere alla prova i metodi della valutazione. L'Ateneo di Verona è stato in questo senso innovativo e credo che tutti dobbiamo essere riconoscenti al Professor Corrocher, che mi ha preceduto in questi anni nel ruolo di Delegato alla Ricerca, per aver con così grande impegno e costanza diffuso nel nostro Ateneo un'immagine positiva della ricerca e della sua valutazione. Grazie al suo lavoro, a quello della Commissione ricerca e dell'Amministrazione, alcuni strumenti di valutazione sono già stati messi in pratica e consentono oggi al Senato Accademico di sviluppare una politica di Ateneo che tiene conto di questo importante ambito. Vorrei anche sottolineare come la gran parte del personale dell’Università è ricercatore attivo ed entusiasta. Siamo anche tutti sicuri che la risposta a questo momento di crisi sia il nostro lavoro e il nostro impegno il cui valore e la cui qualità, siamo certi, sarà prima o poi riconosciuto nella sua interezza.
Quali sono i progetti futuri che cercherà di portare avanti come delegato?
E' compito del Rettore e del Senato che egli presiede definire le linee politiche dell'Ateneo mentre spetta alla Commissione permanente della ricerca, su mandato del Senato, istruire i progetti che caratterizzano tale linea politica. La funzione di un delegato è di fornire pareri al Rettore e, se egli lo ritiene utile, seguire l'attuazione delle sue iniziative affiancando l'Amministrazione. Non avrò progetti da portare avanti; per quanto riguarda i problemi della ricerca seguirò le indicazioni del Rettore e lo farò studiando, lavorando, discutendo con l'Amministrazione e con chi la ricerca è impegnato a farla quotidianamente nei Dipartimenti della nostra Università.